“In tempi di dura crisi finanziaria, è indispensabile che il
settore pubblico faccia la sua parte senza sensi di inferiorità
per contribuire a realizzare le reti di nuova generazione in fibra
ottica". La pensa così Gianluca Mazzini, direttore generale
di Lepida spa, la società di telecomunicazioni della Regione
Emilia Romagna che dal 2007 si occupa dello sviluppo e della
gestione unitaria delle infrastrutture di rete sul territorio per
collegare in fibra le sedi della PA. "Occorre ricercare e
trovare nuove regole nel rapporto tra pubblico e privato per
sfruttare al meglio le possibili sinergie a vantaggio di ambedue le
parti, e soprattutto dei cittadini e delle imprese”, ha detto
Mazzini in occasione dei lavori del gruppo Ngn-Ngan dell'Anfov,
l'associazione a cui Lepida ha recentemente aderito.
“Lepida è il punto di arrivo di un processo avviato
all'inizio degli anni 2000, con la progettazione e
realizzazione di una rete a banda larga omogenea ed efficiente. In
poco più di dieci anni abbiamo già conseguito risultati di grande
successo”. Mazzini indica che a prezzi di mercato gli enti della
PA collegati avrebbero speso 18-19 milioni di euro per i servizi di
rete che utilizzano, mentre grazie a Lepida hanno speso solo 5-6
milioni.
Inoltre, per quanto riguarda il digital divide, anche grazie
all'impegno di Lepida, Telecom Italia ha potuto collegare alla
fibra ottica 54 centrali disponibili a fornire servizi a banda
larga in aree prima emarginate. L'impegno di Lepida ha fatto
sì che la Regione Emilia Romagna, con l'8% della popolazione
italiana e il 10% del Pil, attiri il 15% degli investimenti del
gestore principale, Telecom Italia. “La regione ci ha assegnato
obiettivi ambiziosi – spiega Mazzini -. Dobbiamo impegnarci per
realizzare le cosiddette città intelligenti, ovvero città
“always on”, sempre collegate e a misura dei cittadini, per il
risparmio energetico, la gestione del traffico e
dell'inquinamento, per la sicurezza degli abitanti”.
Ma Mazzini afferma anche che per raggiungere gli obiettivi e
realizzare la Next Generation Network, la rete di nuova generazione
a banda ultralarga, è auspicabile, se non assolutamente
necessaria, la collaborazione tra pubblico-privato.
“Vogliamo essere dei facilitatori per realizzare il futuro – dice
Mazzini -. In tempi di grave crisi finanziaria, quando sia il
settore pubblico sia gli operatori privati hanno difficoltà
evidenti a trovare gli ingenti finanziamenti adeguati per
realizzare la Ngn, occorre fare uno sforzo comune per trovare nuove
modalità di collaborazione, nel rispetto dei propri ambiti di
competenza. Noi non vogliamo competere con i gestori privati ma
trovare ambiti di cooperazione utili per ambedue le parti, e
soprattutto per i cittadini e le imprese, oltre che per la PA”.