La telenovela Mediaset–Vivendi volge al termine. Nel tardo pomeriggio di oggi, precisamente alle 17, è infatti prevista la convocazione del consiglio di amministrazione del Gruppo di Cologno Monzese, sul cui tavolo ci sarà il dossier relativo al deal con la media company francese. Non si sarà invece la convocazione contestuale del board di Vivendi, visto che il ceo Arnaud de Puyfontaine ha tutti i poteri per firmare l’accordo.
La dinastia Bollorè nel cda di Mediaset? – I dettagli sono pressoché definiti: scambio azionario al 3,5%, passaggio di Mediaset Premium sotto il vessillo francese (Vivendi liquiderà Telefonica, che ne detiene l’11%) e contestuale ingresso di nuovi rappresentanti nei rispettivi Cda. Proprio rispetto a quest’ultimo punto arriva la novità più interessante: il rappresentate del Gruppo di Bollorè nel Cda di Mediaset potrebbe essere Yannick Bollorè, secondogenito del finanziere bretone, e attuale ceo di Havas, multinazionale specializzata in advertising e public relations di cui è anche presidente. A rappresentare Mediaset nel consiglio di Vivendi sarà, salvo sorprese last minute, Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente esecutivo e amministratore delegato di Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi che controlla tutto il Gruppo e anche Rti (la società che gestisce tutte le attività televisive del Gruppo, ndr), di cui il figlio di Silvio Berlusconi è presidente e amministratore delegato. Non ci saranno clausole di uscita né opzioni per comprare a termine.
“Partnership con le telco chiave di successo” – Quest’operazione potrebbe essere l’inizio di una nuova fase di acquisizione, creazione e sfruttamento multi-territoriale dei contenuti capace di fare concorrenza alla piattaforma online Netflix. Ma, almeno per ora, non riguarderà Telecom Italia che potrà pero essere un partner importante per il nuovo tandem italo-francese, come spiegato dal ceo di Vivendi de Puyfontaine al Sole24Ore: “Mediaset fa parte degli interlocutori con cui abbiamo buone relazioni – ha spiegato commentando il deal il chiusura -. Il nostro obiettivo è costruire un media group latino con partner chiave nelle Tlc. Crediamo che questa sia la via giusta per il successo”.
Il fronte pay-tv lungo l’asse Parigi-Milano – Dalla prossima settimana, salvo ulteriori rinvii, Mediaset e Vivendi inizieranno dunque a lavorare a braccetto, su alcuni fronti specifici. A partire dalla pay-tv, segmento di mercato delicato sia per Canal+, in calo di abbonati in Francia, sia per Premium, che ha chiuso il 2015 con perdite a 80 milioni sui 641 di ricavi. L’asse sulla tv a pagamento potrebbe aiutare dal punto di vista della produzione dei contenuti pay e sotto il versante della contrattazione dei diritti tv, invertendo il trend negativo delle due piattaforme televisive a pagamento.
I piani per produrre e distribuire contenuti – L’altra sfida decisiva riguarda la produzione e la distribuzione dei contenuti per il mercato on demand, con le due compagnie pronte a mettere in piedi una piattaforma ad hoc, partecipata da entrambe (ci finirebbero dentro i due servizi di video-streaming Infinity di Mediaset e la tedesca Watchever di Vivendi) ma aperta ad altri player europei, pensata per distribuire i contenuti prodotti e quelli comprati, contrastando così gli over the top, Netflix su tutti.
Sotto l’altro versante caldo, quello della produzione, il duo nato lungo l’asse Milano-Parigi non parte certamente da zero. Il Gruppo di Cologno Monzese già possiede, tramite Rti, due veicoli importanti come Medusa e Taodue, mentre Vivendi con la controllata Studiocanal si è recentemente mossa con decisione: ha comprato una quota di minoranza in tre società di produzione indipendenti (le britanniche SunnyMarch e Urban Myth Films e la spagnola Bambu). Anche se aveva già partecipazioni o quote di controllo in Red Production Company, Tandem, Sam e Guilty Party. Insomma, i presupposti per la nascita di un nuovo polo europeo televisivo ci sono tutti. Netflix e Sky osservano, sanno che la corsa ai contenuti potrebbe presto infuocarsi.