Se lo Stato italiano decidesse di privatizzare la Rai, Rai Way può valere 600 milioni di euro “cash”, al netto di debiti per 150 milioni, e i multiplex 120 milioni di euro: sono alcuni dei dati che emergono dal calcolo effettuato dagli analisti di Mediobanca Securities. L’ipotesi di un’eventuale cessione della radiotelevisione di Stato italiana, già ventilata più volte negli anni scorsi, è tornata di attualità dopo l’annuncio della chiusura in Grecia della tv statale, la Hellenic Broadcasting Corporation (Ert), prevedendone la privatizzazione nel prossimo futuro. La decisione dell’esecutivo di Atene è stata presa per contenere le perdite del gruppo, che presenta costi, anche in termini di personale, molto elevati. In realtà nelle ultime ore il Consiglio di Stato, a cui si è rivolto il sindacato dei dipendenti, ha deciso la riapertura temporanea in attesa che si costituisca un nuovo soggetto radiotelevisivo.
Nel frattempo però Mediobanca ha cercato di rispondere alla domanda: “Quanto guadagnerebbe lo Stato italiano se la Rai venisse privatizzata?”.
Per quanto riguarda i multiplex è stato assegnato dagli esperti un valore di 120 milioni di euro, in linea con quello utilizzato per Mediaset, Telecom Italia Media e L’Espresso.
A Rai Way – la società del gruppo che possiede la rete di trasmissione e diffusione del segnale e che ha presentato nel 2011 vendite per 226 milioni di euro e ebitda di 89 milioni – è stato assegnato un multiplo enterprise value/ebitda pari a 8,5 volte, equivalente a quello di EI Towers. La cessione di Rai Way permetterebbe in definitiva di incassare 600 milioni di euro, cifra già al netto dei 150 milioni di debito.
“Si potrebbe sostenere – scrive l’analista Fabio Pavan nel report – che la profittabilita’ della Rai e’ ben inferiore a quella della media del settore ma questo gap sarebbe compensato considerando un premio di controllo in caso di vendita”.
Nel suo calcolo Mediobanca ha assegnato alle vendite core (810 milioni) – ossia i ricavi totali più il canone (supponendo che, una volta privatizzata, questa tassa venga abolita) e i ricavi delle torri – un multiplo pari a 1,52 volte (una media tra le emittenti dell’Unione Europea al prezzo corrente di mercato).
In generale la Rai, fanno sapere gli esperti, ha registrato un fatturato di 2,8 miliardi nel 2012 (-7,1% anno su anno) e, principalmente a causa degli evidenti cali della raccolta pubblicitaria (-22,8% nel 2012 a 745 milioni), ha registrato una perdita di 244 milioni a livello di utile, nonostante l’aumento pari a 39 milioni della raccolta del canone (1,75 milioni di euro totali). Al contempo, però, l’indebitamento netto è lievitato a 366 milioni al 31 dicembre 2012.
In definitiva Mediobanca ha calcolato per l’intero gruppo Rai un fair value di 2,47 miliardi. “Si potrebbe sostenere – scrive Fabio Pavan nel report – che la profittabilità della Rai è ben inferiore a quella della media del settore ma questo gap sarebbe compensato considerando un premio di controllo in caso di vendita”. In sintesi, la privatizzazione della tv permetterebbe al governo italiano di incassare 2 miliardi di euro.
Ma, nell’eventualità di una privatizzazione, emergerebbero subito due grossi nodi: l’aspetto sociale (verrebbero coinvolti più di 13.000 lavoratori e i sindacati potrebbero minacciare degli scioperi) e il rapporto con la politica, che come è noto attraverso il parlamento esercita una forte influenza sulla Rai.
Se comunque lo Stato si trovasse nelle condizioni di cedere le tre frequenze simultaneamente, rileva Mediobanca, come conseguenza si avrebbe una maggior concorrenza in un mercato già altamente frammentato, mentre si aggiungerebbe una certa pressione sui titoli finanziari dei competitor.
Se il governo, al di là della privatizzazione, volesse raccogliere un po’ di soldi dal settore nel breve termine, per gli esperti di Mediobanca dovrebbe combattere l’evasione del canone, che secondo un rapporto del gennaio di quest’anno di Krls Network di Business Ethics ha raggiunto nel 2012 un record del 44%: se il governo potesse dimezzare questa cifra, praticamente tornando ai livelli del 2005, ciò si tradurrebbe in 600 milioni in più ogni anno. In simultanea potrebbe considerare la cessione delle torri, che comporterebbe il medesimo introito.