IL PIANO

Mediobanca fuori da Telco a settembre

L’Ad Alberto Nagel: “Usciamo per facilitare il consolidamento in atto. L’operazione avverrà in tempi rapidi e secondo logiche condivise con gli azionisti”. Scorporo rete Telecom: “Sì solo se i vantaggi per stakeholder e società saranno evidenti”

Pubblicato il 21 Giu 2013

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Mediobanca uscirà da Telco sfruttando tutte le prime date utili. L’operazione, prevista dal nuovo piano, sarà possibile con la finestra che si aprirà a settembre. L’Ad di Mediobanca, Alberto Nagel, ha chiarito che l’uscita di Mediobanca alla dismissione delle quote avverrà in tempi rapidi e secondo logiche condivise con gli altri azionisti. Per la dismissione delle quote non strategiche “la velocità dipenderà dai prezzi di mercato e da alcune condizioni visto che alcune di queste quote sono in patti di sindacato o in holding non quotate – ha spiegato Nagel – Lo faremo in tempi rapidi, per rientrare nella disponibilità delle quote, secondo una logica condivisa con gli altri azionisti”. Secondo indiscrezioni l’uscita dai patti avverrà già con la prima finestra utile di settembre. In Borsa il titolo ha chiuso a -9,42% a 4,4040 euro.

Mediobanca uscirà anche dal patto di sindacato di Rcs. Se il patto di sindacato non sarà sciolto dopo la fine dell’aumento di capitale, Mediobanca sfrutterà la possibilità di dare disdetta anticipata il 14 settembre, sei mesi prima della scadenza naturale dell’accordo.

Spiegando l’uscita dall’azionariato di Telecom, Nagel ha sottolineato che l’operazione mira ad accelerare il processo di consolidamento del settore delle tlc in atto. “Rimanere sarebbe negativo per gli azionisti e per Telecom stessa – ha spiegato nel corso della conferenza stampa di presentazione del nuovo piano industriale al 2016 – La premessa è che Mediobanca non può essere socio di lungo termine di Telco, quando la holding è stata fatta serviva per istituzionalizzare la governance di Telecom in maniera particolare: ora rimanere sarebbe qualcosa di negativo per gli azionisti di Telco e e per Telecom stessa”. Secondo il manager “bisogna creare un azionariato che sia coerente con il business e coi peers all’estero dove non ci sono situazioni come Telco”.

Telco deve essere vista come un periodo transitorio poi bisogna normalizzare l’azionariato – ha proseguito Nagel – Noi abbiamo anticipato a tutti gli altri azionisti la nostra decisione di uscire, che avverrà nei tempi previsti dai patti con formale comunicazione entro settembre per effettuare la scissione, questo farà del bene sia agli azionisti sia a Telecom che potrà meglio partecipare al processo di consolidamento che è in atto”.

“Quello che facciamo oggi su Telco ha anche la finalità di imprimere un certo tipo di accelerazione al processo di consolidamento – ha evidenziato – se poi si va verso la Cina, la Spagna, gli Usa o l’Europa è una tematica che deve valutare il cda e il management di Telecom. Questo senza nulla togliere a Telefonica con la quale ci sono rapporti eccellenti e anzi auspichiamo che la collaborazione industriale possa intensificarsi».

Nagel ha poi detto che lo scorporo della rete di accesso di Telecom Italia conviene solo se i vantaggi per azionisti e società saranno “evidenti”. “Separare la rete – ha detto – è concepibile, ma devono essere evidenti i vantaggi per gli azionisti di Telecom per la società e il percorso intrapreso è per capire se i vantaggi sono maggiori di quelli garantiti se si tiene la situazione come prima. La risposta si saprà solo alla fine”.

“La questione dello spin off è molto difficile perché bisogna conoscere bene il dossier – ha spiegato Nagel – io credo che riguarda una parte di valore unico di Telecom, che è appunto la rete. Oggi gli operatori wireless sono un pò più sotto minaccia mentre chi ha il backbone ha più pressione ma ha qualcosa di unico”.

Parlando del possibile progetto di integrazione con 3, Nagel ha spiegato di non essere contrario in linea di principio purchè anche gli altri operatori si facciano carico dei costi per lo “spegnimentò di un concorrente”. “Posso essere concettualmente orientato a seguire l’ipotesi di consolidamento del mercato domestico perché 4 operatori sono troppi ma, fatte queste osservazione, il costo deve essere equalmente ripartito su tutti gli operatori – ha sottolineato Nagel – C’è un logica industriale nel consolidamento ma meglio se al consolidamento, e ai suoi relativi costi, prendessero parte anche gli altri operatori per lo spegnimento del quarto operatore”.

Continuando a parlando del dossier, l’Ad ha chiarito che Mediobanca non ha ricevuto da H3g alcuna offerta per la partecipazione detenuta in Telco. “A noi non è arrivata nessuna proposta, l’interlocuzione è a livello di società.

Mediobanca con il Piano Industriale al 2016 in cui punta a conseguire un Roe compreso tra il 10% e l’11%, mantenendo il Core Tier 1 vicino ai livelli attuali, tra 11% e 12%. Contestualmente, spiega una nota, piazzetta Cuccia punterà a distribuire agli azionisti il 40% degli utili prodotti. I ricavi bancari sono inoltre visti a 2,1 miliardi, con un tasso medio di crescita annua in doppia cifra, a +10%. Il costo del rischio viene infine stimato su livelli stabili, a 150 punti base.

Il nuovo Piano fa leva su un modello di business semplificato e più redditizio, focalizzato su tre attività bancarie specializzate (Cib, Retail e Wealth Management) che dovranno generare un flusso di ricavi crescente e maggiormente diversificato a livello geografico rispetto ad oggi. Per riuscire a centrare gli obiettivi, Mediobanca ridurrà in misura sensibile l’esposizione al comparto azionario, ottimizzando l’allocazione del capitale. Contestualmente, le risorse recuperate verranno veicolate per rinforzare le attività del Cib oltre confine, dove Mediobanca è presente da anni con sedi a Madrid, Francoforte, Londra, Parigi e New York. Inoltre è previsto l’ingresso in alcuni mercati in forte sviluppo (Turchia, Messico e Cina), con l’obiettivo di raggiungere, al giugno 2016, il 45% dei ricavi da clientela non domestica.

Il Piano prevede poi di destinare parte degli investimenti su risorse umane e tecnologia per sviluppare attività a maggiore contenuto commissionale e minor assorbimento di capitale. Tra le iniziative in questa direzione, spicca la creazione di Maam (Mediobanca Alternative Asset Management), nuova divisione che – assieme al Wealth Management – tra cinque anni dovra’ produrre il 15% dei ricavi bancari di gruppo.

Per quanto riguarda la retail bank Chebanca!, verrà sviluppata l’offerta di prodotti di risparmio gestito. Il target degli asset in gestione a fine Piano è fissato in due mld, per raggiungere i quali si puntera’ anche a realizzare maggiori sinergie con Compass.

Mediobanca ha poi abbattuto a valore di mercato le partecipazioni detenute in Telco, scatola di controllo di Telecom Italia, e in Rcs Mediagroup. L’impairment effettuato sulle due quote, si precisa nel nuovo Piano al 2016, peserà complessivamente sui conti della merchant milanese per 400 mln di euro e comportera’ a fine esercizio 2012-2013 una perdita di circa 200 mln. A piazzetta Cuccia fa oggi capo il 14,2% del capitale Rcs, quota destinata a non essere diluita anche al termine dell’aumento di capitale da 421 mln che Mediobanca sottoscrivera’ per la quota di sua competenza. Attualmente, l’istituto di credito guidato da Alberto Nagel è anche primo socio del Patto Rcs, in cui rappresenta il 23,6% delle azioni complessivamente vincolate.

Nel capitale di Telecom Italia, Mediobanca è invece presente sia direttamente (detiene l’11,6% della scatola Telco, principale azionista di gruppo di Tlc) sia indirettamente tramite Generali Ass. (socio Telco con una quota del 30,7% e partecipata da Mediobanca al 13,46%). Con la svolta impressa attraverso il nuovo Piano, entrambe le partecipazioni non vengono più considerate core (a differenza della posizione su Generali, che resta strategica) e verranno pertanto cedute di qui ai prossimi anni. Per questo motivo, Mediobanca ha anche deciso che non rinnoverà i rispettivi Patti di sindacato, sfruttando pertanto la prima finestra temporale utile (per entrambe, a settembre 2013) per chiamarsi fuori e avere quindi mani libere per liquidare le quote.

Includendo anche la riduzione di peso nel capitale di Generali, i vertici della merchant milanese puntano a vendere partecipazioni per circa 1,5 miliardi da qui a fine piano, recuperando in questo modo ulteriore liquidità che verrà impiegata per sostenere l’attivita’ che d’ora in avanti torna a essere al centro del core business di Mediobanca, vale a dire quella di corporate & investment banking.

Entro la conclusione del nuovo Piano strategico al 2016, infine, Mediobanca restituirà i 4,5 miliardi di euro presi a prestito con l’Ltro. Per rientrare della somma, Mediobanca intende sfruttare la consistente disponibilita’ liquida che derivera’ dalla progressiva dismissione delle quote detenute in Rcs e in Telecom, oltre che della riduzione della partecipazione detenuta in Generali Ass., che scenderà intorno al 10% dall’attuale 13,46%.

Parte della liquidità resa disponibile verrà inoltre veicolata per incrementare i finanziamenti a imprese e famiglie (Cagr previsto in crescita del 5%), mentre raccolta e impieghi di tesoreria sono attesi a livelli pre crisi. Mediobanca rifinanzierà poi il debito a scadenza nei prossimi anni puntando soprattutto su emissioni destinate al comparto retail.

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