Etno e governo francese sollevano dubbi sull’efficacia del piano Kroes, considerandolo non sufficiente a sostenere la realizzazione degli obiettivi dell’Agenda digitale.
Secondo Etno il nuovo pacchetto di misure per rilanciare il settore delle tlc adottato oggi dalla Commissione Ue contiene diversi elementi positivi, in particolare la decisione di mantenere stabili i prezzi dell’accesso all’ingrosso alla rete in rame, ma che in complesso non bastano per il rilancio del settore. Mancano in particolare misure per la ristrutturazione del mercato europeo. L’associazione degli operatori europei sottolinea che proposta di Bruxelles, se approvata dall’Europarlamento, ”potrà procurare la necessaria stabilità dei prezzi per le linee in rame e sostenere gli investimenti per le reti di accesso di nuova generazione attraverso uno snellimento della regolamentazione dei prezzi”. Allo stesso tempo, però, le misure proposte non sono ”complessivamente in grado di produrre lo slancio richiesto per raggiungere i target dell’Agenda Digitale e per contribuire alla crescita economica dell’Europa”. Infatti, per quanto alcune di esse ”produrranno certamente dei benefici per il settore”, come quelle relative allo spettro, ”le misure proposte non otterranno i risultati sperati sotto altri aspetti”.
Bruxelles si dovrebbe concentrare in particolare, sottolinea Etno, ”sulla necessità di autorizzare una ristrutturazione del mercato delle telecomunicazioni, di dirigersi verso un approccio regolatorio più leggero, e di porre nelle medesime condizioni i fornitori di servizi di telecomunicazione e i fornitori di service online over the-top”.
Per l’Ecta solo una vera politica a favore della concorrenza della concorrenza può permettere all’Europa di trarre tutti i vantaggi di un vero mercato unico. “Si possono stimolare l’innovazione e gli investimenti nel mercato europeo delle telecomunicazioni, e quindi generare crescita dell’economia nel suo complesso, – sottolinea il presidente Tom Ruhan – solo aumentando la concorrenza nel settore. Ma ci vogliono politiche genuinamente favorevoli alla concorrenza e un duro lavoro di attuazione”.
“Qui – prosegue – sta la debolezza del pacchetto sul mercato unico. Non si riconosce che solo la concorrenza rinforzata porterà maggiori benefici per l’ economia e la società . Semplicemente non c’è altro modo per creare un vero mercato unico che un contesto favorevole alla concorrenza”.
Un allarme sui servizi viene lanciato da Aiip, secondo cui la riforma rischia di ostacolare l’uso di servizi di telefonia via internet (VoiP), come Skype, o di servizi di streaming musicale o video, come YouTube, “in quanto – spiega Innocenzo Genna, responsabile europeo dell’associazione – permette di far pagare prezzi maggiorati per l’accesso ad alcuni servizi online”.
Dubbi anche dal governo francese. Il ministro per l’Economia digitale, Fleur Pellerin ha fatto sapere che “la Commissione sbaglierebbe completamente approccio se facesse del roaming il cuore dell’Agenda digitale europea”. “Sono 15 anni – avverte Pellerin – che si focalizza l’attenzione solo un settore delle Tlc, gravandolo di vincoli regolamentari, quando invece l’Europa perde competitività a vantaggio dei player Usa. Non dimentichiamo che l’80% della capitalizzazione di borsa mondiale del settore hi-tech è rappresentata da società americane e solo il 3% da società europee”.
“Non basta – sottolinea il ministro – annunciare obiettivi condivisibili da tutti come quello di voler stimolare l’investimento sul digitale. Serve invece sviluppare una strategia politica per l’innovazione. Dobbiamo dare ale start up europee gli strumenti per gareggiare con i big player del Web che dettano legge anche su internet, ostacolando l’avanzata di nuovi attori europei”. È il caso di Google che controlla il 96% delle richieste di ricerca online. “Un tale monopolio non necessita di una regolamentazione? – si chiede – Al momento il diritto sulla concorrenza non è efficace contro questi attori, poiché non si può attendere la fine del contenzioso, che nel caso di Microsoft è durato dieci anni , un’eternità nel mondo delle nuove tecnologie”.
In vista del Consiglio europeo sull’economia digitale, previsto il 24 e il 25 ottobre, Pellerin inviterà i colleghi dei paesi membri Ue a confrontarsi su questi temi.
Intanto la Gsma stima in 3 miliardi le perdite per gli operatori mobili con lo stop – a partire da luglio 2014 – come previsto dal pacchetto Kroes. Una nuova “tegola” per le compagnie dopo quella imposta dalla stesso commissario per l’Agenda digitale nel 2012 con il regolamento relativo al roaming che prevede a partire dal 2014 un taglio dei prezzi all’ingrosso del traffico dati del 67%. Una stima che però non tiene conto del possibile aumento delle chiamate dall’estero dei consumatori che sarebbero incentivati ad aumentare il numero di telefonate effettuate dato lo “sconto” deciso da Bruxelles.
Equita Sim, nel dettaglio, analizza i possibili impatti su Telecom Italia. “Stimiamo – commentano gli esperti – che dal roaming internazionale Telecom generi circa l’1,5% del fatturato domestico e quindi, l’impatto sarebbe negativo ma non destabilizzante. Il rischio maggiore però, per il settore nel suo complesso, è che con l’azzeramento del roaming internazionale risulti indifferente per il consumatore la sottoscrizione di un abbonamento di un operatore del mercato in cui risiede o di un qualunque operatore comunitario che risultatesse più conveniente. Ciò innescherebbe un inasprimento dell’arena competitiva”.