Altre grane in vista per il regolamento europeo sul mercato unico delle tlc. Il pacchetto Kroes è infatti al centro di una denuncia che l’associazione europea degli operatori alternativi (Ecta) ha presentato stamane al Mediatore europeo (o Ombudsman), l’organismo incaricato di trattare i casi di cattiva amministrazione nell’azione delle istituzioni dell’Ue. L’esposto, che il Corriere delle Comunicazioni ha potuto visionare, contesta alla Commissione europea di aver snobbato l’obbligo sancito dai trattati europei di svolgere una consultazione pubblica aperta a tutti gli stakeholder prima di adottare la proposta legislativa. Questa omissione, scrive Ecta nel reclamo, “configura diversi casi di malamministrazione”. E ricorda che “in tutte le occasioni passate in cui sono state adottate modifiche legislative nel settore delle comunicazione elettroniche” la Commissione le ha sempre fatte precedere da “un lungo (in media tre anni) processo di consultazione”.
Il 3 aprile scorso il pacchetto sul mercato unico delle tlc ha incassato il via libera del Parlamento europeo, che ne ha per giunta scompaginato l’impianto originario irrobustendo le disposizioni sull’abolizione del roaming e la tutela della net neutrality, e al momento è al vaglio del Consiglio dei Ministri Ue, la seconda camera legislativa comunitaria in cui siedono i 28 stati membri. La proposta legislativa era stata presentata dalla Commissione nel settembre 2013, accogliendo un’indicazione per la verità piuttosto timida emersa dal Consiglio europeo di primavera. Con la scadenza di legislatura quasi dietro l’angolo, il commissario Ue per l’agenda digitale Neelie Kroes aveva in effetti deciso “saltare i preamboli”, rimpiazzando la consueta fase di consultazione con un incontro pubblico tenutosi a Bruxelles nel mese di giugno. Una scelta che a suo tempo aveva suscitato perplessità, ancorché sussurrate, in ampi settori dell’industria e della società civile, inclusa una solenne strigliata da parte del Berec, l’organismo europeo dei regolatori tlc, che in un successivo parere aveva criticato “l’assenza di trasparenza” dell’intera procedura.
Per Ecta, “la proposta legislativa non era neppure menzionata nel programma di lavoro della Commissione per il 2013, a conferma di come il processo legislativo sia stato precipitato in modo inatteso, senza preparazione né preavviso”. A suffragio delle proprie accuse gli operatori alternativi sventolano un ampio assortimento di norme “legislative e amministrative, sia di natura generale che più nello specifico relative al settore delle comunicazioni elettroniche”. A cominciare dall’articolo 11 del Trattato sull’Unione Europa, il quale statuisce che “al fine di assicurare la coerenza e la trasparenza delle azioni dell’Unione, la Commissione europea procede ad ampie consultazioni delle parti interessate”. Ecta cita anche i dubbi in proposito espressi dalla relatrice della proposta a Strasburgo, l’eurodeputata spagnola Pilar del Castillo. “La proposta di regolamento – si legge nella denuncia – rappresenta un tentativo dell’ultimo minuto di promuovere una normativa largamente disorganica che si discosta, sia nel metodo che nella sostanza, dal modus operandi seguito dalla Commissione negli ultimi 25 anni nel settore delle tlc”.
Istituito dal Trattato di Maastricht nel 1992, il Mediatore europeo ha il compito di esaminare le denunce di cittadini o persone giuridiche contro i casi di cattiva amministrazione (omissioni, irregolarità, discriminazioni, abusi di potere, carenza o rifiuto d’informazione, ritardi ingiustificati) da parte delle istituzioni Ue. La carica è attualmente occupata dall’irlandese Emily O’Relly. Pur non disponendo di poteri coercitivi, al termine di un’indagine l’organismo può formulare raccomandazioni all’istituzione interessata, e qualora queste siano ignorate, può presentare una relazione ufficiale al Parlamento europeo chiedendo di prendere le iniziative politiche necessarie. In alcuni casi, il Mediatore europeo può anche deferire un caso alla Corte di Giustizia Europea.
Dopo il semaforo verde di Strasburgo il pacchetto Kroes è in corso di discussione al Consiglio. Le posizioni degli stati membri sono ancora in via di definizione, ma appare quasi scontato che opteranno per disposizioni più morbide rispetto a quelle votate da Strasburgo sia in materia di net neutrality che di radiospettro. Ciò lascia presagire un negoziato complicato e teso tra gli stati membri e il nuovo Parlamento europeo. La Commissione spera che un compromesso possa comunque essere raggiunto entro la fine del 2014 aprendo la strada ad una rapida entrata in vigore del regolamento.