Si arricchisce di nuove e pesanti incognite la partita diplomatica che Neelie Kroes sta giocando con tenacia leonina per dare una chance all’atteso pacchetto Ue sul mercato unico delle telecom. Sbarcata ieri in Lussemburgo per illustrare i primi dettagli del piano alla corte del Consiglio dei Ministri europei per le tlc, il Commissario per l’Agenda Digitale ne ha dovuto saggiare reazioni e umori alla meglio contrastanti. E anche se il dibattito con i rappresentanti dei governi nazionali si è svolto a porte chiuse, nonostante ne fosse stata annunciata la diretta streaming, la nota stampa diffusa a conclusione del vertice getta luce su tutte le reticenze degli stati membri. Alcuni, in particolare, “hanno mostrato scetticismo riguardo alla necessità di ricorrere a nuove azioni legislative nel settore”, si legge nel documento. Significa, in soldoni, che deplorano un qualsivoglia intervento sull’attuale quadro regolamentare europeo o addirittura l’ipotesi tout court di legiferare.
Cosa che, come spiega un analista, potrebbe inficiare un pezzo consistente delle misure previste dal pacchetto. Ma c’è anche un drappello di paesi che avrebbe espresso allarme “sull’accentramento dei poteri di mercato nelle mani di poche compagnie”. La dimostrazione, questa, che diversi governi oppongono con decisione ogni ipotesi di consolidamento su scala europea. Infine, secondo la nota stampa, sarebbe stato sottolineato ”il bisogno di tenere in conto le specifiche caratteristiche degli stati membri”, e dunque dei loro mercati nazionali. Ed è in queste parole che si cela probabilmente il monito più esplicito ai piani della Kroes. Quello che il documento non dice, ma che filtra dalle cancellerie, è che sono proprio pesi massimi del calibro di Francia e Germania a fare da capofila al fronte degli scettici. Tant’è vero che i loro ministri o sottosegretari competenti per le tlc hanno disertato il Consiglio (e non erano gli unici), sostituiti addirittura dai rispettivi vice-ambasciatori presso le istituzioni europee.
Certamente, come ha spiegato il ministro per le comunicazioni irlandese Pat Rabbitte in conferenza stampa, “il principio del mercato unico delle telecom è sostenuto da tutti” e “c’è una larga base di consenso sulla sua necessità”. Inoltre, i ministri intervenuti ieri in Lussemburgo concordano con l’urgenza di creare un “contesto regolamentare forte, coerente e prevedibile” con misure volte “ad incoraggiare un rafforzamento degli investimenti nel settore delle telecom”. Neelie Kroes, per sua parte, ha segnalato che “il pacchetto non pretende di essere un rimedio a tutto ma vuole concentrarsi sugli elementi politici essenziali”, indicando che continuerà a “battersi” per la sua approvazione. Dietro gli scambi di cortesie diplomatiche, la verità è però che per il piano sul mercato unico la strada si preannuncia sempre più in salita.
Secondo quanto annunciato da Neelie Kroes, due dei pilastri della proposta prevedono l’abrogazione delle tariffe di roaming e una normativa volta a garantire il principio di net neutrality in tutta Europa. Entrambe le misure presenterebbero, tuttavia, diverse criticità tecniche circa la loro implementazione, oltre al fatto che aggrediscono due nodi politicamente molto “divisivi”. Del resto, raggiunto dall’Ansa a margine del summit, anche il viceministro alle Attività produttive Antonio Catricalà ha dichiarato che “la proposta sul roaming non è il libro dei sogni”, mettendo però in guardia sui costi che potrebbe comportare per il mercato.
Al contempo, il pacchetto dovrebbe dare il via alla creazione di un “passaporto unico europeo” per gli operatori (che però non toccherebbe la sostanza dei poteri in capo ai regolatori nazionali) e maggiore coordinamento tanto nelle modalità quanto nelle tempistiche delle aste per le licenze. Come confermato dalla stessa Kroes, non ci sarà invece spazio per la creazione di un garante per le comunicazioni europeo.
L’impressione che si fa strada è che, rispetto alle prime indiscrezioni, l’esecutivo di Bruxelles stia man mano rivedendo al ribasso le ambizioni del piano per renderlo più digeribile a Consiglio e Parlamento. In luglio Neelie Kroes dovrebbe presentarne i lineamenti generali, mentre per conoscere la proposta completa occorrerà attendere il Consiglio Ue di ottobre. Il Commissario per l’Agenda Digitale ha in più occasioni espresso l’auspicio che il piano sia approvato entro Pasqua 2014. “E’ uno scenario da fantascienza”, assicura un funzionario del Parlamento, “tenuto conto che perfino l’iter legislativo delle normative europee meno controverse si protrae in media per almeno 18 mesi”. Inoltre, come dichiarato di recente dall’eurodeputato britannico Malcom Harbour, Strasburgo sarebbe propensa a rinviare alla prossima legislatura la disamina del dossier: dunque non prima dell’estate 2014.
L’11 giugno la bozza preliminare del pacchetto – anche se a Bruxelles si dice che una vera e propria bozza deve ancora vedere la luce – dovrebbe comunque andare all’esame del collegio Barroso. E pare che alcuni commissari abbiano già protestato di non aver ancora ricevuto alcun documento informativo dai servizi della Kroes. Tra l’altro, non è detto che non si mettano di traverso su questo o quel dettaglio della proposta. Non è infatti un mistero che negli ultimi mesi Neelie Kroes si sia ripetutamente scontrata con le perplessità del commissario alla concorrenza Joacquin Almunia e di quello al mercato interno Michel Barnier. Anche l’industria comincia a inquietarsi. Il Ceo di Orange Stephan Richard ha di recente segnalato che le misure ventilate dalla Kroes sono ben al di sotto degli obiettivi originari. Insomma, come ha avvertito il vice-chairman del Berec Georg Serentschy parlando martedì nel corso di una conferenza a Bruxelles, c’è il rischio concreto che “il pacchetto sul mercato unico si riduca a tante chiacchiere vuote”.