IL CASO

Merger T-Mobile-Sprint, allarme aumento prezzi: indaga l’Antitrust Usa

Il dipartimento di giustizia apre un’inchiesta sul deal da 26 miliardi di dollari: il rischio è che venendo meno la concorrenza le tariffe crescano a catena fino agli utenti finali

Pubblicato il 08 Giu 2018

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La fusione tra T-Mobile Usa e Sprint potrebbe avere un effetto a cascata sull’aumento dei prezzi nel mercato della telefonia mobile Usa: sulla questione sta indagando il dipartimento di Giustizia, che – secondo indiscrezioni pubblicate da Reuters – è impegnato ad ascoltare in audizione il parere degli operatori mobili più piccoli sul deal da 26 miliardi di dollari che consoliderebbe in modo sostanziale il mercato nel Paese nordamericano.

Il timore è che, venendo a mancare l’effetto concorrenza tra due dei principali player che vendono in modalità wholesale l’accesso alla propria rete a operatori mobili minori, questo possa causare l’innalzamento delle tariffe per l’accesso alla rete e di conseguenza per gli utenti finali.

L’inchiesta antitrust sarebbe in ogni caso una parte “fisiologica” del processo di fusione tra le due società, con indagini che sono di solito particolarmente accurate quando sul tavolo ci sono merger di grandi dimensioni come quello in questione.

“Una fusione tra T-Mobile e Sprint senza condizioni sarebbe negativa per gli utenti finali, per il mercato e per il Paese”, spiega a Reuters Peter Adderton, fondatore ed ex Ceo di Boost Mobile Usa, società poi rilevata da Sprint, che aveva chiesta fin dall’annuncio della fusione un intervento dei regolatori per stabilire le tariffe wholesale d’accesso alla rete mobile.

Nella suddivisione del mercato mobile statunitense, At&T e Verizon sono gli operatori più grandi, mentre T-Mobile è il più diffuso tra gli utenti che guadagnano meno di 75mila dollari l’anno, proprio come gli utenti di Boost, il brand di Sprint che mira con decisione a quella fascia di reddito. Al momento T-Mobile detiene il 38% del mercato del prepagato negli Usa, seguita da Sprint con il 16%: dati che testimoniano come unendo le forze i due operatori darebbero vita    a un “gigante” che avrebbe in portafoglio il 54% del mercato delle prepagate negli Stati Uniti.

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