Il Messico punta a scardinare il monopolio nelle Tlc nel paese. Il governo guidato dal presidente Enrique Peña Nieto ha presentato un progetto di riforma per favorisce la concorrenza nei settori di tv, telefonia e internet a banda larga. La proposta prevede la creazione di due organismi decisionali autonomi, l’Istituto federale delle telecomunicazioni e la Commissione federale per la Concorrenza, che potranno assegnare o revocare, in maniera indipendente, le concessioni dello Stato, inoltre i gruppi stranieri potranno aumentare la loro quota nelle aziende nazionali fino al 49%. Con questa “nuova architettura istituzionale”, ha spiegato il Presidente, le decisioni dello stato messicano saranno “tecniche e non politiche”. La riforma, discussa con i due principali partiti di opposizione, di destra e di sinistra, rimetterà in discussione le posizioni di monopolio di due colossi di questi settori: il gruppo di Carlos Slim, l’uomo più ricco del mondo che controlla il 90% della telefonia fissa, con Telmex, e il 70% di quella mobile, con Telcel (entrambe del gruppo America Movil) e il gruppo Televisa, che diffonde i suoi contenuti televisivi in 60 paesi, controlla il 70% della televisione terrestre e il 60% di quella via cavo in Messico.
Secondo il ministro delle Finanze Luis Videgaray l’apertura del mercarto può attirare investimenti stranieri capaci di far aumentare dell’1% il Pil. Segnali in questa direzione vengono dall’interessamento di Telefonica per compagnie messicane del calibro di Maxcom e Axtel.
La reazione dei mercati è arrivata con un arretramento delle azioni di America Movil, che ha perso il 3% e di Televisa (-1%). I due gruppi hanno comunque commentato positivamente il progetto di riforma: “Questa riforma importante crea un ambiente favorevole agli investimenti nel settore”, si legge in una nota diffusa da Televisa mentre Carlos Slim parla di “sviluppi positivi a causa dell’arrivo di capitali stranieri in un settore industriale che ne ha bisogno”.
Se approvato, il progetto di riforma delle telecomunicazioni rappresenterà, dopo quello della riforma della scuola, il secondo obiettivo raggiunto del ‘Patto per il Messico”, l’accordo raggiunto il 2 dicembre, all’indomani dell’investitura di Enrique Nieto Peña, tra i tre principali partiti politici: il Partito rivoluzionario istituzionale (Pri, al governo) e i due principali partiti di opposizione, il Partito di azione nazionale (Pan, conservatore) e il Partito della rivoluzione democratica (Prd, sinistra).