AFRICA

Mobile banking, in Kenya tutti pazzi per M-Shwari

Da 4 mesi Safari-com consente agli utenti di aprire un account bancario sul telefonino: già versati 47 milioni di dollari. L’operatore africano fa il bis dopo il successo di M-pesa, money-transfer service via cellulare

Pubblicato il 08 Apr 2013

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I telefonini dei keniani si stanno trasformando in banche. Dopo l’enorme successo di M-Pesa, servizio di money-transfer di Safari-com, operatore di telefonia mobile posseduto al 40% da Vodafone UK, si è affermato da qualche mese nello Stato africano M-Shwari, che offre servizi bancari sui dispositivi mobili.

Attraverso M-pesa, nato meno di 6 anni fa, chi possiede la sim card di SafariCom, primo operatore mobile in Africa orientale, può trasferire soldi da un telefono all’altro. In tutto il Paese sono disseminate postazioni di operatori presso i quali gli utenti si rivolgono per ricaricare la propria card e ottenere un codice: lo si invia al numero di telefono desiderato, il cui proprietario si reca a sua volta dal più vicino agente M-pesa, mostra un documento e riceve i contanti. È un modo per recapitare danaro dalla città in campagna ed ha ottenuto un successo straordinario in Kenya, arrivando a 19 milioni di sottoscrittori su una popolazione di 43 milioni, i quali ormai lo usano per i più svariati scopi, dal pagamento delle bollette a quello delle tasse scolastiche dei figli.

Sulla scia di M-pesa, Safari-com ha lanciato 4 mesi fa M-Shwari, che in shawili significa “calmo”. Il servizio consente a chi possiede un dispositivo mobile, anche un modello non particolarmente avanzato, di aprire in qualsiasi momento un proprio conto corrente recandosi presso gli “sportelli” (di solito baracchini) dell’operatore telefonico o facendo riferimento a un agente. Per l’erogazione dei servizi bancari Safari-com opera in collaborazione con la Commercial Bank of Africa, che però non mette a disposizione le proprie sedi.

Per aprire il conto non è richiesta una quota minima ed è previsto un piccolo scoperto a favore del cliente, ma per la sola apertura si deve versare una quota fissa iniziale del 7,5%. Se Safari-com rifiuta di concedere un prestito non è tenuta a fornirne le motivazioni. I morosi e gli inadempienti perdono il loro numero di telefono, cosa che, secondo la stessa Safari-com, è vissuta come una piccola tragedia in un Paese in cui l’uso dei dispositivi mobili è capillarmente diffuso.

Il servizio ha avuto da subito un notevole successo: nei primi 4 mesi di vita ha raccolto 2,3 milioni di sottoscrittori, di cui 900.000 hanno account attivi. Il totale dei depositi ammonta a tutt’oggi a 4 miliardi di shilling keniani (circa 47 milioni di dollari). Un terzo dei clienti ha richiesto piccoli prestiti, ciascuno di circa 12 dollari. Ma il bello deve ancora venire: secondo le stime di Bob Collymore, Ceo di Safari-com, i keniani potrebbero avere in tutto circa 3,4 miliardi di dollari di risparmi nascosti in vasi o materassi, da cui non ricavano alcun guadagno e che sono alla potenziale mercé dei ladri.

Già però si leva qualche critica: secondo Bill Maurer dell’Istituto per il Denaro, la Tecnologia e l’Inclusione finanziaria, con Safari-com il Kenya rischia di andare “verso un monopolio o quasi monopolio”.

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