I tempi d’oro degli operatori di telefonia mobile, con guadagni
facili e in continua crescita, sono finiti. Una manna durata 20
anni, ma che non si può ripetere nel futuro, secondo gli analisti
di Ovum: le revenue non riescono più ad aumentare di pari passo
con il numero di nuove connessioni.
Gran parte del nuovo business degli operatori mobili verrà infatti
nei prossimi anni dai mercati in via di sviluppo, ma qui non è
possibile imporre i prezzi e le tariffe applicati sui ricchi
mercati occidentali. Inoltre, il traffico voce è probabilmente
destinato a diminuire con l’aumento dei servizi Internet gratuiti
e la crescita del traffico dati non sarà in grado di compensare
del tutto le perdite.
Nei prossimi cinque anni, calcola Ovum, il numero di connessioni
mobili crescerà del 30%, da poco meno di 6 miliardi quest’anno a
7,8 miliardi nel 2016, ma le entrate totali aumenteranno meno del
10%, a 1.047 miliardi di dollari. In Europa occidentale, anzi, le
revenues scenderanno, da 193 miliardi oggi a 186 miliardi di
dollari nel 2016.
"Inutile illudersi che questa industria continuerà a crescere
a ritmi eccezionali”, afferma l’autore del report, Emeka
Obiodu. "Possiamo dire con tranquillità che l’industria
telecom è matura e si è trasformata in una utility. Quello che
deve fare oggi è garantire i dividendi agli azionisti e difendere
le posizioni acquisite”. Vent’anni di espansione hanno visto il
settore della telefonia mobile produrre sei delle 100 aziende più
grandi del mondo per capitalizzazione di mercato, ma la conquista
da parte dei grandi player occidentali come Vodafone, Telefònica
ed At&t dei mercati emergenti di Africa, Medio Oriente e Asia non
produrrà una seconda ondata di profitti da capogiro, continua
Ovum.
La crescita delle connessioni globali sarà trainata dall’Africa
e da tre mercati dell’Asia-Pacifico: Cina, India e Indonesia, che
hanno rappresentato il 44% delle connessioni globali l’anno
scorso e arriveranno al 51% entro il 2016. Ma se in Africa il
numero di clienti crescerà a tassi superiori al 9% annuo, con 991
milioni di connessioni previste per il 2016 (quasi un ottavo del
totale mondiale), le revenues nella regione aumenteranno a un ritmo
ben inferiore, circa il 5% l’anno.
L’Europa occidentale, poi, sarà il mercato con le performance
peggiori, facendo registrare un declino dei guadagni per i carrier,
pur rimanendo una regione importante perché genera il 18% delle
vendite globali da appena il 7% dei clienti mondiali. Tra i mercati
maturi, quello che continuerà a crescere più rapidamente sono gli
Stati Uniti; in Nord America le revenues passeranno da194 miliardi
di dollari quest’anno a 220 miliardi nel 2016.
Cautela da parte di Ovum anche per quanto riguarda la possibilità
di generare nuove importanti entrate dall’Internet mobile:
semplicemente, secondo gli analisti, le tariffe per il traffico
voce saranno gradualmente sostituite da quelle per il trasporto dei
dati. Le entrate voce sono previste in discesa dal 69% al 60% dei
guadagni dei carrier entro il 2016, perdendo valore (da 658
miliardi di dollari oggi a 628 miliardi tra cinque anni). I servizi
non voce invece rappresenteranno nel 2016 il 40% delle entrate,
contro il 31% oggi, e il valore salirà a 419 miliardi tra cinque
anni.
A far precipitare le entrate dal business voce sono le chiamate
effettuate tramite i servizi Internet come Skype: secondo lo
studio, il VoIP "sostituisce gli attuali guadagni voce e
minaccia gli alti margini che gli operatori traggono da questi
servizi dimostrando che la voce in mobilità può essere del tutto
gratuita”.
"E’ ora che gli operatori capiscano che le revenues dei dati
non si aggiungeranno a quelle della voce, ma semplicemente le
sostituiranno”, afferma Obiodu. Perciò, secondo l’analista, le
telco dovranno abbandonare i piani tariffari senza limiti e
introdurre tariffe a consumo.