In un contesto di risorse scarse, il tema degli investimenti congiunti per la realizzazione delle reti di nuova generazione rimane di grande attualità. In Italia, al di là dell’esperienza del co-siting radiomobile e dei casi di Trento e Metroweb (entrambi con coinvolgimenti parziali degli operatori), i tentativi di coinvolgere i grandi operatori in un progetto comune sono finora falliti, sia a livello nazionale che locale. Per questo motivo, molto interesse ha suscitato il modello presentato dalla società Oxera (per Vodafone), che consiste nella costituzione di una società strutturalmente separata, attiva solo a livello wholesale, che beneficerebbe di fatto di una sorta di “regulatory vacancy”.
Alla società parteciperebbe sicuramente l’incumbent e altri operatori con quote di almeno il 10%. Le architetture sarebbero ibride e le condizioni economiche di accesso ai servizi verrebbero differenziate per prestazione e contesto geografico in modo da remunerare adeguatamente gli investimenti. Particolari meccanismi di governance e safety cap dovrebbero infine garantire le condizioni concorrenziali. Sembra l’uovo di Colombo, ma, anche al di là di forti dubbi sui profili regolamentari e antitrust, non sembra risolto lo scoglio della valorizzazione dei conferimenti e in particolare del rame nelle aree interessate dal progetto (anche se è previsto un incentivo per la migrazione). Nell’ambito del Piano Sud si troverà un modello percorribile, almeno per le aree a fallimento di mercato? La strada rimane “Cima Coppi”.