La ricetta per la banda ultralarga in Italia inizia con la spinta sugli investimenti per accelerare la roadmap: “Molto è stato già fatto, ma ora il nostro Paese deve trasporre al più presto il Codice europeo per le comunicazioni elettroniche“, ha affermato Giovanni Moglia, Chief Regulatory affairs & wholesale market officer di Tim. “È importante perché il Codice ha aperto la strada al co-investimento. Tim lo ha già fatto nelle aree nere e grigie per portare l’Ftth nel 75% delle case: è il più grande progetto di co-investimento in Europa ed è agevolato proprio dal Codice”.
L’azienda delle Tlc ha cercato di disegnare “una formula non solo per i grandi operatori ma anche per le esigenze degli operatori più piccoli presenti a livello locale. Ce ne sono tanti in Italia, con un forte market share sul territorio, ma privi di una rete nazionale. Il co-investimento è un’occasione anche per questi attori”, ha evidenziato Moglia.
Secondo il top manager, tuttavia, l’Italia deve fare molto di più sulla regulation: “Siamo sempre indietro, la regolamentazione è troppo conservativa. Le regole sul decommissioning rendono difficile la sostituzione delle vecchie tecnologie con le nuove. Qui gran parte del compito deve essere svolto dall’authority: basta guardare ad esempi europei come Regno Unito e Francia, dove la normativa è riuscita a imprimere una forte spinta al cambiamento. Una volta raggiunta con la rete in fibra ottica la copertura del 70% del territorio, scatta la deregulation del prezzo del rame. Questo toglie convenienza a rimanere sulla vecchia tecnologia e introduce la possibilità di politiche di end-of-sale per portare i clienti sulle tecnologie nuove”.
Sistemi del genere aumentano l’utilizzo delle nuove reti: le reti devono essere prontamente disponibili, ma alle telco serve anche una massa critica di clienti. “Il tema è anche di completamento dei verticali: per la transizione digitale bisogna portare sulle reti i clienti, magari anche con aiuti per gli operatori che affrontano i costi di migrazione“.
Il governo Draghi ha annunciato una nuova mappatura delle infrastrutture affinché sia più agevole orientare le risorse pubbliche previste dal Pnrr e accelerare sul piano aree grigie. Nel frattempo Tim ha reso noti i suoi piani di investimento proprio per intervenire nelle aree in cui si concentra la maggior parte delle imprese italiane, a partire dai distretti. “Cerchiamo di completare la nostra rete e di portare più velocemente possibile la fibra in tutti i distretti industriali italiani, nelle aree bianche, nere e grigie”, ha evidenziato Moglia. Aggiungendo: “Bisogna saper scegliere sugli investimenti, andando dove c’è bisogno e quindi esiste la domanda”.
Il top manager di Tim ha concluso con un commento sull’evoluzione delle tecnologie per la connettività: “Impariamo dall’esperienza, prima si pensava solo all’Ftth, oggi molta attenzione si concentra sull’Fwa. Noi pensiamo che i soldi pubblici vadano spesi molto bene per incentivare gli investimenti privati e non per sostituirli. Il piano del governo sui prossimi bandi di gara è buono, ma il rischio sta sempre nei dettagli”.