Dietro la polemica nata a valle della delibera Agcom sul prezzo dei servizi all’ingrosso per il 2013 ci sono alcuni aspetti rilevanti per lo sviluppo delle reti a banda larga e ultralarga. Riguardo all’oggi, la difficoltà di competere nelle zone non raggiunte dall’Ull è un problema, anche se c’è da chiedersi se la soluzione migliore sia quella ridurre il prezzo del bitstream o di stimolare l’estensione dell’Ull come è stato fatto ad esempio in Francia.
Sulla banda ultralarga, il dilemma rimane quello dello stimolo agli investimenti e le nuove linee guida Ue pongono l’accento su condivisione di infrastrutture e stabilità dei prezzi del rame. La censura proveniente da Bruxelles riguarda sia la tempistica che il metodo, il tutto probabilmente condizionato dal risultato. In sostanza, la decisione di Agcom è apparsa in ritardo sulle necessarie decisioni di breve (il 2013) e potenzialmente asincrona rispetto all’istruttoria per la definizione dello scenario regolamentare prospettico per le reti a banda ultralarga, con il rischio di generare “montagne russe” regolamentari. Nei prossimi mesi occorrerà sangue freddo e una valutazione oggettiva di diversi aspetti. Il primo tema rilevante attiene al modello di riferimento per la valutazione dei prezzi (il tema del Regulatored Asset Base), nel solco degli indirizzi europei.
Al di là della bontà dei modelli di costo proposti, un ulteriore aspetto riguarda poi la misurazione delle variabili (in particolare costi di manutenzione e del capitale), decisiva nell’ultima delibera. Infine, non meno importante, la valutazione delle condizioni per stimolare i diversi attori a intraprendere un nuovo ciclo di investimenti. Uovo o gallina, eterno dilemma.