IDATE

Montaigne: “Vdsl2 bene, ma non per sempre”

L’analista di Idate: “La tecnologia presenta limiti nell’uplink. Speriamo che rappresenti solo una prima fase di una migrazione graduale verso il lancio di reti Ftth riutilizzando l’investimento fatto nelle Fttc”

Pubblicato il 09 Apr 2013

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“Sono deluso. L’Italia ha perso di vista il ruolo da pioniere che aveva nella fibra e ora speriamo che lo sviluppo del Vdsl2 sia solo una prima fase, propedeutica verso il lancio di reti fiber to the home nazionali”. Roland Montaigne, analista dell’osservatorio Idate, è uno dei maggiori esperti di fibra ottica in Europa. Le stime Idate sono prese come riferimento dalla Commissione Ue per il mercato banda larga.
Non sarà troppo severo, sul nostro mercato della fibra? Finalmente è ripartito, con Fastweb e Telecom Italia che hanno un piano di lungo periodo. Sì, hanno scelto che sarà il fiber to the cabinet, la Vdsl2, a dare la banda ultra larga a livello nazionale.
In tutta sincerità negli ultimi anni abbiamo visto molti cambi in Italia sui piani per la fibra ottica e soprattutto da parte di Telecom Italia. L’Italia è stata pioniere nella fibra ottica nelle case con Fastweb e ora se vedi la classifica per roll out fiber to the home/fiber to the building è quasi sul fondo. Questa scelta a favore della Vdsl2 è strana e piuttosto deludente, per un pioniere.
Ma perché è deludente puntare su Fttc?
Deludente perché ora è l’Ftth la tecnologia più promettente in termini di banda. Deludente perché l’Italia ha cambiato rotta rispetto agli anni passati. È vero però che ha una situazione sui generis per la lunghezza del rame. È molto corto e questo incentiva la Vdsl2. Va bene purché questo amore per la Vdsl2 sia “smart” e preveda una migrazione graduale a Ftth, riutilizzando l’investimento ora fatto su Fttc.
All’estero che fanno?
Quello che ho detto prima. In Europa molti operatori ora dicono: sviluppiamo Fttc perché è l’opzione migliore, costa la metà dell’Ftth, ma poi faremo Ftth. Così stanno facendo BT in UK e Deutsche Telekom in Germania. Insomma, Vdsl2 è una buona soluzione per oggi, ma non è future proof.
Perché no?
Ha grossi limiti nell’uplink. Penalizza quindi gli utenti nell’invio di video pesanti. Già ora in Skype il 40% delle chiamate è video. Se la video communication decolla, la Vdsl2 mostrerà i suoi limiti. Idem se si diffondono servizi di streaming ultra high definition.
Qual è quindi lo stato dell’Fttc in Europa?
Gli ultimi dati che abbiamo sono di giugno 2012. In Europa occidentale ci sono 4,7 milioni di utenti, contro 3.8 Ftth/Fttb e 7,8 milioni con il cavo coassiale docsis. Vdsl2 raggiunge 32,7 milioni di case, i 19,3 milioni di Ftth/b e i 57,8 milioni del cavo coassiale. Gli abbonati a fine 2012 saranno 5,3 milioni e nel 2016 15,4 milioni.
Quali sono i Paesi che usano di più Vdsl2?
In termini di abbonati è la Svizzera: 1,15 milioni. Segue la Germania, con 1,1 milioni e il Belgio con 1 milione. Per copertura è prima la Germania, con 12,8 milioni, poi il Regno Unito con 7 milioni, la Svizzera con 6,8 milioni, il Belgio con 3,9 milioni.
Ma perché alcuni Paesi hanno puntato subito su Ftth?
Ci sono tanti motivi, in certi casi il rame non è buono o è troppo lungo: come nel Medio Oriente, in Estremo Oriente o in Europa dell’Est. Un altro motivo è la forte competizione con il cavo coassiale, come avviene negli Usa, dove già i cable operator offrono 100 Megabit. I telco operator devono usare Ftth per competere.
Cosa si aspetta dal nostro mercato, per la fibra?
Dipende dagli operatori. Se non differenziano molto i nuovi servizi dall’Adsl sarà difficile convincere le persone a migrare. Devono essere servizi innovativi. Anche nel prezzo. All’estero gli operatori si stanno orientando verso un pricing segmentato, per la fibra. Vedi gli Stati Uniti. Si parte da un canone di base e se vuoi avere di più devi pagare: per avere maggiore qualità in termini di velocità di picco, di banda garantita, di bassa latenza; per avere di più in upload e servizi a valore aggiunto come GB in storage. Tutte queste feature devono essere monetizzate. Gli operatori italiani dovrebbero poi fare buoni accordi con i produttori di contenuti e metterli come servizi premium. Fare insomma come fa Sky con i pacchetti tv. Perché non provare lo stesso approccio delle pay tv?
Sugli sviluppi futuri, qual è la situazione che vede in Europa?
Tutto è nell’aria e ogni Paese sta andando per la propria direzione. Ma un peso importante l’avranno i governi, anche considerato che stanno vacillando i fondi europei per la banda larga. Il governo francese pochi giorni fa ha deciso di stanziare 12 miliardi di euro per dare banda ultralarga a tutte le case entro dieci anni, principalmente fibra nelle case.
I prezzi dell’unbundling devono essere bassi o alti per favorire lo sviluppo della fibra?
Io penso che il problema sia come migrare efficientemente al Ftth. Ci deve essere incentivo a investire e il regolatore non deve disturbare la competizione. La risposta dipende dalle zone, quindi: in alcune va bene favorire coinvestimenti e unbundling, mentre in quelle più competitive si possono incentivare le infrastrutturazioni molteplici. Credo in una regolamentazione su base geografica.

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