Nonostante la crisi economica, le grandi società telefoniche
europee non corrono rischi di non riuscire a rifinanziarsi nei
prossimi anni. Con qualche eccezione. Secondo Moody’s, infatti,
le cinque maggiori telco europee, pur rappresentando insieme il 75%
del debito annuale del settore che arriva a maturazione, non
dovrebbero trovarsi nella necessità di ricorrere al credito il
prossimo anno, grazie al robusto cash flow e alla copertura delle
banche.
Diversa la situazione di altre telco, però, che risultano più
esposte al rischio: sotto la lente di Moody’s finiscono
l’incumbent greco Ote e l’irlandese Eircom, il cui debito
giungerà a maturazione in tempi relativamente brevi e che
incontreranno maggiori difficoltà a rifinanziarsi rispetto ad
altre aziende delle telecomunicazioni.
"Eircom si trova nella posizione più debole”, sottolinea
Moody’s, secondo cui la telco irlandese ha “un’alta
probabilità di default nel breve termine”.
Da parte sua Ote subisce le conseguenze della crisi del debito in
Grecia e avrà probabilmente difficoltà ad accedere ai mercati del
credito nei prossimi mesi. Moody's stima che la telco aveva
circa 1,2 miliardi di euro in cash a metà 2011, che copriranno le
sue necessità di rifinanziamento fino a tutto il 2012. Tuttavia,
ha un debito di circa 2 miliardi di euro che matura nel 2013.
Le necessità di rifinanziamento di Ote potrebbero però essere
garantite dalla parent company Deutsche Telekom, che "ha
pubblicamente dichiarato la sua volontà di sostenere Ote come
prestatore di ultima istanza”, nota Moody's.
Deutsche Telekom è una delle cinque telco europee più indebitate.
Moody's stima che in media circa 35 miliardi di euro di debito
emesso dalle telco europee matura ogni anno. L’incumbent tedesco,
Telefonica, Vodafone, France Telecom e Telecom Italia rappresentano
circa il 75% del debito annuale del settore.
Telefonica ha 30 miliardi di euro di debiti che maturano nel
periodo 2012-2015, Vodafone ne ha 20 miliardi, Deutsche Telekom
19,8 miliardi, Telecom Italia 17,2 e France Telecom 13,6.
"Tuttavia queste aziende sono anche forti generatrici di cash
flow”, sottolinea Moody’s: “Ciascuna ha almeno 10 miliardi di
euro di contante e copertura delle banche”. Per questo
Moody's non pensa che le grandi cinque dovranno accedere ai
mercati del capitale nei prossimi 12 mesi.