Ancora multe per gli operatori di Tlc. Questa volta è il turno di Wind Tre, Vodafone e Tim, sanzionati dall’Antitrust per 3,2 milioni di euro. Il caso però non riguarda le ormai “notorie” pubblicità ingannevoli o la mancata informazione agli utenti per l’addebito di questo o quel servizio indesiderato. Questa volta c’è di mezzo una “lista nera” ossia la banca dati dei cattivi pagatori S.I.Mo.I.Tel.
Stando a quanto verificato dall’Antitrust – attraverso gli accertamenti ispettivi con l’ausilio del Nucleo speciale della Guardia di Finanza – i tre operatori avrebbero “minacciato” i clienti morosi di iscrizione nella suddetta lista in caso di non pagamento immediato degli arretrati. Di fatto una volta entrati nella lista gli utenti avrebbero avuto difficoltà a ottenere contratti da altri operatori – questo in sintesi il messaggio fatto passare. “Secondo l’Autorità, le tre società hanno posto in essere condotte aggressive, in violazione degli articoli 24 e 25 del Codice del Consumo, aventi ad oggetto l’invio ai clienti, presunti morosi, di lettere di sollecito di pagamento contenenti la minaccia di iscriverne il nominativo in una banca dati, denominata S.I.Mo.I.Tel., non ancora operativa e dalla finalità indeterminata, al fine di indurli a pagare gli addebiti richiesti”, si legge nella nota dell’Authority emessa a seguito dell’adunanza del 1° agosto in cui sono stati chiudi i procedimenti nei confronti degli operatori. “L’Autorità ha accertato che, sebbene in tale banca dati avrebbero dovuti essere inseriti solo i nominativi dei clienti “morosi intenzionali” secondo determinati requisiti, i tre operatori inviavano i solleciti anche a clienti non qualificabili come tali perché privi di tutti i requisiti previsti per l’iscrizione, compresi utenti che potevano contestare la fondatezza del debito vantato dall’operatore”.
L’indicazione della possibile iscrizione in S.I.Mo.I.Tel. è stata ritenuta dall’Autorità “idonea a condizionare i destinatari della comunicazione di sollecito a pagare le somme loro richieste”. Infatti, puntualizza ancora l’Autorità “gli operatori, sfruttando la minaccia di fare ricorso a uno strumento previsto come forma di autotutela del mercato nei confronti dei morosi intenzionali, ma non ancora attivo, inducevano i destinatari a ritenere che, a prescindere dalla fondatezza della propria posizione debitoria, potenzialmente anche incerta e/o oggetto di contestazione, fosse preferibile provvedere rapidamente al pagamento dell’importo richiesto, al fine di evitare l’iscrizione nella banca dati, con la possibile conseguenza di non poter più concludere contratti con alcun operatore telefonico”.