Rai, Mediaset e H3G potranno trasformare le frequenze Dvb-H, acquistate per i videofonini, in Dvb-T, cioè in frequenze utilizzabili per il digitale terrestre. A dare questa opportunità è il nuovo codice delle Comunicazioni approvato dal Governo venerdì in prima lettura col Decreto legislativo che attua la direttiva Ue 140 del 2009 (la conversione del Dvbh era gia’ stata richiesta da H3g nel 2011 prima della messa a punto del nuovo Codice: l’Agcom non l’aveva concessa).
Il principio generale inserito nel Codice che consente la trasformazione delle frequenze è quello della neutralita’ tecnologica contenuto nell’articolo 9, comma primo del decreto legislativo, che ora passa al vaglio del Parlamento per il parere.
All’articolo 12, inoltre, si descrive l’opportunità, fino al 25 maggio 2016, di chiedere la conversione delle frequenze ad Autorità delle comunicazioni e Ministero. Non si tratta di un’assegnazione automatica, ma è un’opportunità in piu’ per gli incumbent televisivi che potrebbero così vedere aumentare la propria dotazione di multiplex. E questo anche senza beauty contest o gara frequenze.
Anzi: dato che la Ue indica in 5 il numero massimo di mux consentito, a questo punto una partecipazione a gare per l’acquisizione di frequenze ulteriori sarebbe impossibile per Mediaset o Rai.
Intanto il decreto legge che supera il "concorso di bellezza" con assegnazione gratuita è quasi pronto. (il Consiglio dei ministri di oggi non ha affrontato la questione beauty contest).
Le frequenze da assegnare saranno divise in due pacchetti: uno destinato agli operatori televisivi, l’altro assegnato sempre alle televisioni, ma per tre anni, e poi sara’ ceduto agli operatori di telecomunicazioni.
Il governo e il ministro Passera si attendono dall’asta onerosa un incasso totale su base triennale di 1-1,2 miliardi . Una valutazione "esagerata”, ha sottolineato nei giorni scorsi Gina Nieri, membro del cda di Mediaset. Difficile prevedere quali sono le emittenti che a questo punto potrebbero partecipare alla gara low cost (per assegnazioni "a breve tempo)., visto il brutto momento che sta attraversando il settore e soprattutto il drastico calo degli investimenti pubblicitari (prima fonte di ricavi per i gruppi tv a esclusione della Rai che vive di canone), nessun operatore tv ha la possibilità di investire centinaia di milioni per conquistare le nuove frequenze a disposizione.
Tanto più che già oggi l’offerta di canali gratuiti digitali satura il telecomando. Alla sola Mediaset, che necessita di banda per la propria offerta gratuita e a pagamento e per lanciare i canali in Alta Definizione (Hd), partecipare all’asta costerebbe secondo le stime di S&P Equity Research 300-450 milioni visto che una singola frequenza costerebbe 100-150 milioni all’anno.
Le emittenti più piccole, come La7, Sportitalia ed Europa 7, avrebbero ancora maggiori difficoltà di partecipazione sempre per ragioni economiche. Chi, come Sky Italia, ha le risorse necessarie all’acquisto di nuove frequenze difficilmente prenderà parte all’asta per non snaturare il proprio business, incentrato sulla pay tv satellitare. Così, aggiunge MF, un potenziale pretendente diventa il colosso Usa Time Warner, interessato a entrare nel mercato italiano. In questo caso, si sostiene nel settore, Mediaset sarebbe gioco-forza costretta a difendere la leadership. Ma Mediaset, come Rai e anche H3g, potranno trasfromare le frequenze Dvbh, quelle in frequenze utilizzabili per il digitale terrestre (Dvbt).