IL KEYNOTE SPEECH

Mwc, Labriola: “Telco nella tempesta perfetta. Servono risposte dai regolatori”

Urge un cambio di passo nella regulation per garantire la sostenibilità degli operatori: questo l’appello dell’Ad di Tim. L’industria ha bisogno di consolidamento e di far valere il principio del fair share

Pubblicato il 28 Feb 2023

PIETRO LABRIOLA AD TELECOM

È l’insostenibilità del business delle telecomunicazioni in Europa a tenere banco al Mobile world congress di Barcellona con l’intervento di Pietro Labriola, amministratore delegato di Telecom Italia (Tim), che ha tenuto il key note speech “Is is time for co-creation?”.

Labriola, che è il primo amministratore delegato di Tim a prendere parte con un keynote speeech al Mobile World Congress dal 2016, ha evidenziato la necessità di una modifica del contesto regolatorio che permetta, da un lato, un consolidamento e la separazione di infrastrutture e servizi, dall’altro, una più equa distribuzione dei costi. Le big tech devono contribuire (fair share) al potenziamento dell’infrastruttura di rete su cui grava il boom del traffico dei dati scambiati sulle piattaforme digitali.

L’intervento di Labriola

“Non siamo qui per parlare di tecnologie ma di profitti, perché senza i profitti il nostro settore non ha un futuro”, ha esordito Labriola. “Co-creazione non è solo un discorso di tecnologia ma un ecosistema in cui entrano anche i regolatori. Questo è lo scenario in cui le istituzioni europee sono chiamate ad agire: ci sono temi di natura macro come l’aumento dei prezzi dell’energia (le telco sono grandi consumatori di energia), l’inflazione, per la prima volta dopo anni, il rallentamento della crescita economica e la risalita dei tassi d’interesse che rende più difficile rifornirsi di capitali” cui si aggiungono questioni specifiche del settore tlc, in particolare la discesa dei prezzi al dettaglio, che in Italia è del 52%, a fronte di un consumo raddoppiato dei dati. “I consumatori chiedono di più e spendono di meno”, ha evidenziato Labriola. Questo trend unito alla  necessità di aumentare gli investimenti per sostenere la modernizzazione delle reti e l’evoluzione al 5G, fanno sì che il settore si trovi in una “tempesta perfetta” cui i regolatori devono dare una risposta

“Siamo uno dei mercati più regolati”, ha detto Labriola. “E queste regole sono state fatte per quando c’era solo l’incumbent, non i nuovi entranti. Bisogna cambiare e agire con urgenza. I problemi si risolvono con la co-creazione o cooperazione, questa è la nuova mentalità”. E significa che telco, regolator e big tech devono partecipare alla definizione del futuro dell’industria delle tlc.

Separare infrastrutture e servizi

Il numero uno di Tim ha ribadito la sua visione secondo cui nel contesto attuale, almeno in Italia, il modello di operatore verticalmente integrato è superato e il business va riorganizzato separando il segmento dei servizi da quello infrastrutturale

Le telco non sono soggetti indivisibili: su mercati come quello italiano la strada per la creazione di valore passa  attraverso la separazione di infrastruttura e servizi,  attraverso il delayering, ha detto Labriola.

Secondo il top manager “si tratta di due mondi che possono fare  meglio se gestiti separatamente, perché ciò permetterebbe una  maggior concentrazione sui rispettivi punti di forza e sulla  crescita potenziale, permettendo anche una miglior allocazione  del capitale”.

Il necessario fair share

Per il rilancio del comparto delle  telecomunicazioni serve anche “un cambio del contesto regolatorio”, ha aggiunto Labriola, “che consenta il  consolidamento del settore per incentivare il salto verso le nuove  tecnologie”.

L’Ad di Tim ha insistito anche sulla richiesta di introdurre meccanismi per una redistribuzione più  equa dei costi legati alla crescita del traffico, attraverso il  cosiddetto fair share. “Non è una tassa su internet”, ha chiarito.

Il fair share è stato già al centro degli interventi degli scorsi mesi del commissario europeo al mercato interno Thierry Breton, che però al Mwc di Barcellona ha insistito che non intende prendere le parti né delle telco né delle big tech. Le aziende telecom sono però sulla stessa linea, quella della collaborazione con le grandi piattaforme digitali che sani l’attuale squilibrio del mercato in Europa senza intaccare la net neutrality né introdurre nuove tasse.

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