STRATEGIE

Nasce Vivendi Italia: nel mirino cinema e calcio (ma senza follie)

Il ceo della media company Arnaud de Puyfontaine: “Focus sui contenuti cinematografici, apriremo scuole per registi e sceneggiatori. Diritti tv Serie A? In campo solo a prezzi sostenibili”. Nei prossimi giorni incontro con l’Agcom per la doppia partecipazione Tim-Mediaset. Su Telecom: “Non è il cavallo di Troia di Orange. La renderemo great again”

Pubblicato il 06 Giu 2017

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La corsa ai diritti televisivi per il calcio e per il cinema, da ottenere senza svenarsi e con un nuovo veicolo italiano. La mancata presentazione di liste per la governance di Mediaset e il nodo della pronuncia Agcom da sciogliere. E un rinnovato impegno di lungo termine in Telecom Italia. È lungo questi binari, facilmente intrecciabili, che si giocherà la partita italiana di Vivendi nei prossimi mesi. A spiegare la strategia del gruppo francese è stato Arnaud de Puyfontaine, ceo di Vivendi e neo presidente di Tim, che incontrando la stampa in un hotel di via Veneto a Roma ha elencato i fronti caldi che attendono la media company.

La novità principale è la nascita di Vivendi Italia che, riporta il Sole24Ore, sarà messa in piedi entro fine mese per realizzare coproduzioni e partnership nel mondo dei contenuti cinematografici, ma forse anche per entrare nella corsa ai diritti televisivi del calcio italiano. De Puyfontaine ha evidenziato la volontà di riportare in auge il progetto della Netflix europea, messo da parte dopo il naufragio dell’accordo con Mediaset sulla pay-tv Premium. E, aggiunge Repubblica, ha annunciato che sono allo studio alcuni accordi con la Mostra del Cinema di Venezia e Cinecittà. La media company intende inoltre aprire scuole pe registi e sceneggiatori nel nostro Paese. “Vogliamo contribuire a rilanciare il cinema italiano, far diventare l’Italia un polo di attrazione per giovani talenti – ha spiegato de Puyfontaine -. Operiamo in un’industria locale che sta diventando sempre più globale. E per competere con i colossi Usa, e in prospettiva con quelli cinesi, bisogna poter contare su economie di scala, creando un network che permetta di rendere efficienti gli investimenti in contenuti”.

La nascita di Vivendi Italia, che secondo indiscrezioni potrebbe coinvolgere anche l’ex presidente di Tim Giuseppe Recchi nel management, potrebbe anche far presagire la discesa in campo nella partita che riguarda i diritti tv per la Serie A di calcio. Ma su questo versante il manager francese si è mostrato più cauto, dicendo che Vivendi sta “studiando la situazione” cosciente dei tempi stretti (le offerte per il bando scadono il 10 giugno, ndr). “Le decisioni migliori si prendono sotto pressione”, ha risposto a chi gli ha fatto notare proprio la scadenza a breve. La società francese non sembra comunque disposta a fare follie per il calcio e, non a caso, de Puyfontaine ha fatto riferimento all’asta per la Champions League in Francia, presa a 350 milioni l’anno da Altice battendo Vivendi, e a British Telecom (“Ha investito un sacco di soldi ed è sotto pressione per il modello di business non è sostenibile”). Alcuni prezzi, ha sottolineato il manager, non consente margini di guadagno. Insomma, niente spese pazze ma livello di attenzione elevato: “Se paghi troppo e non sai cosa farci, hai perso. Se paghi il prezzo giusto, e fai fruttare quello che hai comprato, hai vinto”.

Il calcio potrebbe essere un’arma da giocarsi per ricucire il rapporto con Mediaset, di cui Vivendi detiene il 28,8%. “Mi piacerebbe molto tornare a discutere con loro, ma per il momento non ci sono incontri in agenda – ha specificato -. Io comunque resto ottimista sulla possibilità di trovare un accordo”. La mancata presentazione di una lista Vivendi per il collegio sindacale di Mediaset, in vista dell’assemblea degli azionisti fissata al prossimo 28 giugno, potrebbe essere letta come una mossa per tentare di riaprire un dialogo. Ma anche come un’anticipazione della probabile discesa nel capitale del gruppo di Cologno Monzese, per effetto della delibera Agcom che ha obbligato Vivendi a scegliere fra le partecipazioni incompatibili in Mediaset e Telecom (23,94%). La stampa generalista e specializzata considera ormai una certezza la scelta di congelare la quota eccedente il 10% in Mediaset. Ma questo non esclude la battaglia contro la pronuncia dell’authority. “Ricorreremo al Tar e all’UE. Il mondo, del resto, va in un’altra direzione”, ha spiegato de Puyfontaine citando il progetto di merger fra At&t e Time Warner. In ogni caso nei prossimi giorni e comunque prima del 18 giugno, termine entro cui Vivendi è chiamata a esporre il piano con cui intende ottemperare alle indicazioni dell’Authority, i vertici del gruppo francese potrebbero incontrare l’Agcom proprio per parlare della presenza in Italia.

La probabile scelta di congelare la quota Mediaset è l’ennesimo segnale dell’importanza che Vivendi attribuisce alla sua partecipazione in Telecom Italia. Il nuovo presidente del gruppo lo ha ribadito anche ieri: “Siamo investitori di lungo periodo, siamo impegnati a fare investimenti infrastrutturali e vogliamo far tornare grande Telecom Italia. Non siamo il cavallo di Troia di Orange – ha dichiarato de Puyfontaine citato da Milano-Finanza – Telecom è un pilastro fondamentale della nostra strategia. All’inizio degli anni Novanta era meglio di France Telecom, di British e Deutsche. Ma poi non ha mantenuto le promesse”. L’obiettivo dei francesi, ha spiegato citando Trump, è rendere Tim “great again”. Per far ciò, ha aggiunto, sarà fondamentale la collaborazione con l’amministratore delegato, Flavio Cattaneo: “È chiarissimo che Cattaneo è il capo dell’azienda, è il ceo. Ma il lavoro comune tra l’Ad e un presidente esecutivo è la combinazione vincente per prendere le decisioni migliori”.

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