Trapelano i primi dettagli dell’atteso National broadband plan
della Federal communications commission americana, che sarà
presentato al Congresso il 17 marzo. Il report, previsto
all’interno del decreto sugli incentivi all’economia dello
scorso anno, servirà a fornire ai legislatori le linee guida per
le nuove politiche volte a diffondere Internet ultra-veloce in
tutti gli Stati Uniti, considerato motore fondamentale della
ripresa economica.
Il piano finale sarà molto corposo (si parla di centinaia di
pagine), ma intanto la Fcc ha pubblicato un report preliminare in
cui illustra i punti principali del programma: diffusione
dell’accesso a Internet su banda larga per creare posti di
lavoro, migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria, ridurre
la dipendenza degli Stati Uniti dalle importazioni di energia,
migliorare il sistema scolastico e rendere il Paese più sicuro
tramite una nuova rete wireless nazionale per la pubblica
sicurezza.
Nel dettaglio la Fcc pensa che una robusta infrastruttura broadband
permetterà di realizzare corsi di formazione per chi cerca un
lavoro e fornirà nuovi strumenti alle agenzie di collocamento. I
progetti dovrebbero essere finanziati con partnership
"pubblico-private". Nella sanità, la banda larga
aiuterà lo scambio di dati medici tra le strutture sanitarie e
permetterà le diagnosi e l’assistenza da remoto. Il broadband
può far risparmiare al sistema sanitario 700 miliardi di dollari
nei prossimi 15-25 anni, secondo l’agenzia.
In termini di efficienza energetica, la Fcc propone di integrare
l’infrastruttura broadband con la rete elettrica smart per
aiutare i consumatori a ridurre i consumi. Per esempio, si potranno
accendere e spegnere da remoto gli elettrodomestici, monitorare i
consumi e ricevere informazioni su come ottenere ulteriori
risparmi.
Il National broadband plan, ha anticipato ancora il presidente
della Fcc Julius Genachowski, raccomanderà al governo di spendere
circa 18 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni per realizzare
e in parte finanziare la gestione della rete di sicurezza nazionale
wireless: anche qui il ruolo dei fondi pubblici sarà necessario
perché il settore privato non può da solo finanziare il
progetto.
Proprio per questa parte del piano, il governo prevede di rimettere
all’asta lo spettro del blocco D dei 700Mhz, frequenze rimaste
invendute durante la prima asta per lo spettro 700Mhz. Il blocco D
sarebbe in condivisione con gli enti preposti alla pubblica
sicurezza, che in caso di emergenza avrebbero priorità nell’uso
delle frequenze.
Il piano della Fcc chiede anche di migliorare l’accesso alla
banda larga nelle scuole, a tutti i livelli. La commissione ha già
votato all’unanimità per modificare le norme dello Universal
service fund di modo che le scuole che ricevono fondi dal programma
possano offrire accesso ai loro computer anche fuori dall’orario
scolastico e anche ai comuni cittadini, mentre oggi i computer
delle scuole si possono usare solo durante le ore di lezione e solo
se si è studenti.
Genachowski chiede anche connessioni più veloci a Internet e
prevede che 100 milioni di case americane navigheranno ad almeno
100 megabits al secondo nel 2020 (velocità dieci volte maggiore di
quella a cui accede oggi la maggior parte degli americani).
Si tratta di un piano ambizioso il cui obiettivo è rendere gli
Stati Uniti leader nel broadband. La situazione attuale è a tinte
contrastanti: molte aree sono raggiunte dalla banda larga, molte
altre no. In alcune zone dove il broadband è disponibile, gli
americani comunque non se ne servono. Un recente sondaggio della
Fcc indica che 93 milioni di americani, quasi un terzo della
popolazione, non hanno Internet su banda larga a casa, sia per i
costi del servizio che per mancanza di informazione sui benefici
dei servizi offerti.
Ma quanto costerà costruire la necessaria infrastruttura,
abbassare i costi del servizio e informare i consumatori americani?
Non poco: a settembre la Fcc ha fissato la sua stima a oltre 350
miliardi di dollari. Chi li pagherà? E’ questa la domanda che si
pongono aziende e contribuenti americani: la Fcc ha detto
chiaramente che parte del programma dovrà essere finanziato con i
soldi pubblici, ma non è chiara quale dovrà essere la parte
dell’industria privata. Un altro punto che preoccupa il settore
privato è l’intenzione della Fcc di affrontare con il National
broadband plan il modo in cui le regole, o un allentamento delle
regole, possono essere usati per stimolare gli investimenti e
promuovere l’adozione della banda larga.
Le aziende telefoniche e gli operatori del cavo temono per esempio
che la Fcc intenda cambiare il modo in cui le linee Internet sono
regolate. Alcuni dei maggiori provider della banda larga, come At&t
e Verizon Communications, hanno spedito una lettera alla Fcc
all’inizio della settimana sostenendo che le regole in questo
settore non vanno toccate. La Fcc ha affermato che il piano non
chiederà alle aziende telecom e del cavo di condividere la loro
infrastruttura con i concorrenti, una proposta appoggiata da alcune
associazioni dei consumatori. Ma secondo quanto riportato nei
giorni scorsi dal Wall street jouornal, il National broadband plan
potrebbe includere alcuni provvedimenti sul network-sharing. Anche
in questo caso, le compagnie telefoniche e del cavo sono contrarie,
convinte che condividere l’infrastruttura ostacolerebbe gli
investimenti, mentre il piano della Fcc dovrebbe proprio ottenere
lo scopo contrario: incentivarli.