Nei quartier generali delle principali Telco europee il sollievo stamane era palpabile. Il tanto paventato – e in più frangenti “minacciato” – colpo di mano della Commissione europea sui prezzi di accesso alle reti in rame passa una volta per tutte in cavalleria. Neelie Kroes lo ha annunciato senza perifrasi poco prima di pranzo consegnando alla stampa un esaustivo antipasto della imminente revisione dei regolamenti europei sulla banda larga. “Non siamo convinti che una graduale riduzione dei prezzi del rame possa incentivare gli investimenti nelle reti di nuova generazione” ha concesso la Commissaria olandese spegnendo tutti i timori e le speculazioni della vigilia.
Il fronte degli incumbent, che nei mesi scorsi aveva espresso costernazione ad ogni ipotesi di intervento, è stato quindi accontentato. Ed è plausibile che all’epilogo di un serrato braccio di ferro sulla materia, in un contesto che la stessa Neelie Kroes ha definito molto “polarizzato”, abbiano contribuito, e non poco, le conclusioni di uno studio indipendente atterrato a inizio luglio sulle scrivanie dell’Esecutivo di Bruxelles. Curato da Charles Rivers Associates, il documento confermava infatti con dovizia di argomenti che l’abbassamento dei prezzi di accesso al rame potrebbe facilmente scoraggiare gli investimenti nelle reti in fibra.
La linea seguita dall’Europa avrà un impatto importante sul valore patrimoniale delle infrastrutture di rete in capo alle principali telco. Sulla “remunerazione” dell’asset in rame si gioca ad esempio tutta la partita Telecom Italia– Metroweb: è sul controvalore della rete che si è impantanato il progetto di “scoporo” per la creazione di una newco partecipata dalla Cassa depositi e prestiti. E c’è da giurare che l’orientamento della Ue avrà un peso determinante nell’ambito della discussione ancora in corso fra le parti. Il presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabè ha da sempre rimandato al mittente le critiche dei concorrenti sul “mantenimento” in vita di un’infrastruttura da molti considerata obsoleta e di “ostacolo” agli investimenti in fibra. In una lunga intervista al Corriere delle Comunicazioni Bernabè non solo ha smontato la tesi per l’ennesima volta ma ha acceso i riflettori sulla necessità, piuttosto, di creare regole “soft” per spingere gli investimenti nelle nuove reti. Ed è proprio su questa linea che l’Europa ha deciso di orientarsi.
Nel corso della breve conferenza stampa di oggi Neelie Kroes ha comunque reiterato l’impegno della Commissione a forgiare condizioni per una competizione più equa ed efficace.
Altrimenti detto: per non deludere nessuno, il nuovo pacchetto legislativo, la cui presentazione è prevista entro la fine del 2012 spalmata su differenti raccomandazioni, conterrà anche un’ampia gamma di misure che vanno incontro alle istanze degli operatori alternativi. Il commissario alla società dell’informazione ha infatti promesso “regole di non-discriminazione più stringenti” contro i potenziali vantaggi competitivi degli incumbent. Ciò che significherà, per prima cosa, “meccanismi per assicurare che gli operatori concorrenti beneficino degli stessi input dei grandi gruppi sia in termini qualitativi che quantitativi“.
Quest’ultimo punto riveste un ruolo centrale, anche perché propedeutico ad un’altra essenziale innovazione inclusa nel quadro regolamentare tratteggiato dalla Kroes: quella che prevede maggiore flessibilità sui prezzi dei prodotti di “prossima generazione”. Una boccata di deregulation che verrà appunto perseguita da Bruxelles solo a condizione che le regole di non-discriminazione siano applicate in maniera “genuina” ed efficace.
Le reazioni non si sono fatte attendere. Nella metà campo degli operatori alternativi, in particolare, soddisfazione e disappunto si contendono la scena. Il chairman di Ecta Tom Ruhan ha buon gioco a salutare “l’approccio incentrato sulla non-discriminazione annunciato dalla Kroes” poiché “esso avrà un impatto diretto sui portafogli dei consumatori”. Ma ben più viva è l’amarezza per la decisione sui costi di accesso al rame: “come risultato di questa scelta gli incumbents avranno la possibilità di riprendere il monopolio sulle reti future”. Di tenore opposto, la reazione di Etno, affidata a Luigi Gambardella. Secondo il quale l’annuncio della Kroes “mette fine ad un lungo periodo di incertezza nel settore” e “segna un importante passo in avanti per costruire fiducia negli investitori”.