Chiudere i buchi del bilancio della scuola privata e nel calderone
di qualche evento celebrativo: questo il destino di quasi 800
milioni di extragettito dell’Asta Lte, secondo le indicazioni del
ministro dell’Economia Giulio Tremonti nella nuova legge di
stabilità. Nonostante la legge 220/2010 disponga che il 50% di
“eventuali maggiori entrate accertate rispetto alla stima” di
incasso (e cioè quasi 4 miliardi rispetto a 2,4 miliardi previsti)
“è riassegnato nello stesso anno al Ministero dello Sviluppo
Economico per misure di sostegno al settore”.
Si tratta cioè di circa 800 milioni da destinare, ad esempio, alla
promozione della domanda digitale o a iniziative contro il digital
divide. Progetti tanto più importanti perché la mano pubblica
può fungere da volàno per ulteriori investimenti privati in un
settore cui è stata chiesta una tassa robusta, 4 miliardi, per
entrare in possesso delle licenze Lte quando i canali digitali sono
stati offerti gratis alle televisioni.
Peggio della scelta di Tremonti di “confiscare” per altri scopi
tali risorse non si poteva fare. Non per l’Ict, ma per
l’Italia. Tanto più che anche i fondi per la digitalizzazione
della PA sono stati nel contempo ridotti al lumicino o addirittura
negati ai progetti di e.governement del ministro Renato
Brunetta.
Si continua a non capire, ed è grave, che l’economia digitale
può trainare la crescita, l’ammodernamento, l’efficienza del
Paese, delle sue industrie, della sua pubblica amministrazione come
nessun altro intervento. Può cioè agire tanto sul contenimento
dei costi quanto sulla crescita del Pil. Non è così che
l’Italia salva i conti, è così che l’Italia che fa
harakiri.
Per questo va apprezzata la netta presa di posizione del ministro
Paolo Romani che è entrato in esplicito contrasto con Tremonti
opponendosi con decisione all’approvazione di una nuova legge di
stabilità che scippa non soltanto il settore ma il futuro
dell’Italia. Sarà decisivo il Consiglio dei ministri di oggi
pomeriggio dopo il voto di fiducia alla Camera. Di sicuro, se quei
tagli verranno confermati, il governo è destinato a perdere la
fiducia, se non nel Paese, certamente nel settore dell’Ict. Un
altro esempio di promesse non mantenute.