Il Parlamento europeo vuole blindare il principio della Net Neutrality (NN) iscrivendolo nel marmo del diritto comunitario. E lo invoca a chiare lettere in due risoluzioni legislative passate a larga maggioranza nel corso della seduta plenaria di ieri. Sin dalla prima, nella quale viene elencato un esauriente vademecum di proposte per giungere in tempi celeri al “completamento del mercato unico digitale”, si sollecita espressamente “la Commissione a proporre una normativa volta a garantire la neutralità della rete”.
Tra le “condizioni minime” che un ipotetico testo Ue dovrebbe preoccuparsi di garantire, i deputati europei citano una “maggiore concorrenza e trasparenza per quanto riguarda la gestione del traffico e la qualità del servizio, così come la facilità del passaggio”, oltre che il sostegno “a una rete Internet aperta in cui non sia possibile bloccare il contenuto e i servizi commerciali individuali”. Viceversa, qualora l’Esecutivo europeo declinasse l’invito di Strasburgo a legiferare sulla NN, secondo la mozione contribuirebbe ad un avvitamento tutto da deplorare: diffusione di “comportamenti anticoncorrenziali, il blocco dell’innovazione, le limitazioni della libertà di espressione, la mancanza di consapevolezza da parte dei consumatori e le violazioni del diritto alla vita privata”. Ma anche severi contraccolpi economici sulle “imprese”.
La seconda mozione approvata ieri porta l’imprinting dell’inarrestabile Marietje Schaake, a detta del Wall Street Journal “il politico più connesso d’Europa”. Nel documento, come recita il titolo, l’Europarlamento disegna “Una strategia di libertà digitale nella politica estera dell’UE”. Ovvero: come l’Europa può e deve impegnarsi per promuovere nel mondo un utilizzo della rete svincolato da freni e censure di sorta. La tempistica del voto è indovinatissima, il tema essendo di stringente attualità. “Un rapido sguardo ad alcuni eventi nel mondo – annota la risoluzione – mostra come la battaglia per i diritti umani sia progredita on line. Le prigioni sono sempre più popolate di dissidenti a causa delle loro comunicazioni mobili e su Internet, compromesse dalle autorità”. L’ultimo fronte, com’è noto, è quello siriano: “il regime di Al Assad è tuttora rinomato per il sofisticato impiego di tecnologie contro i cittadini”.
Ma la questione della Net Neutrality attraversa sotto pelle anche le trattive in corso al WCIT di Dubai, dove alcune proposte presentate da membri dell’ITU non occidentali, e per ora accantonate, evocano di estendere la giurisdizione dei trattati ITRs alla rete a mo’ di grimaldello per stringere le maglie dei controlli e delle restrizioni sul traffico digitale. Sarà anche guardando agli sviluppi della conferenza mondiale sulle Tlc, che il Parlamento, per la seconda volta in giorno, torna a chiedere che il principio della NN sia codificato a livello comunitario “mediante una normativa adeguata”, in questo caso “in modo da rafforzare la credibilità dell’Unione in termini di promozione e difesa delle libertà digitali nel mondo”.
Madame Kroes è pregata di prenderne atto. Gli eurodeputati, anche se non lo dicono espressamente, rimproverano al commissario all’Agenda Digitale di aver temporeggiato troppo a lungo. Le chiedono, insomma, di passare ai fatti. E non da oggi. Già nel novembre 2011, in una precedente risoluzione, avevano una prima volta fatto appello alla Commissione affinché prendesse l’iniziativa. Nel frattempo, un’indagine pubblicata a maggio dal Berec, l’organismo che raccoglie le authority per le Tlc europee, ha acceso i riflettori sulla concreata diffusione di pratiche discriminatorie adottate da svariati operatori europei. Tanto che la stessa Commissione ha dovuto lanciare in luglio una consultazione pubblica sul tema, anticamera alla preparazione di una vera e propria normativa. Che però, secondo quanto annunciato dalla Kroes, dovrebbe essere confezionata in forma di raccomandazione non vincolante. A Bruxelles, molti addetti ai lavori indicano già la Net Neutrality nel prossimo dossier caldo che approderà sulla scrivania della commissaria. Come si evince dal voto di ieri, Strasburgo è di certo pronta a dare battaglia.