INTERNET

Net neutrality: la Ue a caccia di equilibrio, focus sui “servizi speciali”

Il Parlamento Ue: maglie strette su video e applicazioni cloud. Ma gli operatori Tlc spingono per un’ampia dose di flessibilità

Pubblicato il 03 Dic 2014

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Gli Stati Uniti sono in ottima compagnia. Il dibattito sulla net neutrality imperversa anche nei palazzi di Bruxelles. Peraltro da svariati mesi. Gli Stati membri stanno trattando, non senza dissidi e polemiche, su un set di norme che dovrebbero sulla carta fissare nel diritto europeo la definizione e l’ambito di applicazione del principio. L’industria delle tlc sorveglia in apnea. Gli attivisti moltiplicano le rimostranze a mezzo social network. E il Parlamento europeo, che dal suo canto ha adottato in aprile regole parecchio stringenti sulla NN, attende al varco l’esito dei negoziati tra governi per sigillare con loro un accordo che però appare sempre più difficile. Per questo motivo, l’irruzione di Obama nell’altrettanto infuocata disputa americana non poteva non generare reazioni anche sulle sponde europee dell’Atlantico. Tanto favorevoli, quanto scettiche. E tuttavia in molti si affannano a precisare che i due contesti, quello europeo e quello statunitense, presentano innumerevoli differenze.

Tra le prime voci autorevoli ad esprimersi risalta quella del neocommissario Ue al Mercato unico digitale, l’ex premier estone Andrus Ansip. “È stato incoraggiante sentire il forte messaggio del Presidente Obama sulla net neutrality”, ha twittato. Gli fa eco Mina Andreeva, portavoce sul digitale della Commissione Juncker. A Cor.Com dice che “la dichiarazione di Obama dimostra che Stati Uniti ed Europa sono sulla stessa lunghezza d’onda” nell’impegno “a salvaguardare l’open Internet”. Impegno che definisce “una priorità assoluta della nuova Commissione”.

Non è però scontato che questo sentimento sia inteso da tutti in maniera univoca tra le fila dell’esecutivo di Bruxelles. Più sfumata, o meglio meno intransigente, è apparsa la posizione del commissario all’Economia digitale, Günther Oettinger. Per il quale un accesso “completamente neutrale” alla Rete non dovrebbe essere obbligatorio. La reazione degli operatori storici europei, per loro parte, ricalca quella delle controparti statunitensi. “L’approccio auspicato (da Obama) potrebbe bloccare innovazione e investimenti”, dice Luigi Gambardella. Il concetto di Internet aperta, per il chairman Etno, “è importante”, ma “la locuzione net neutrality è fuorviante perché presuppone che la rete debba essere neutra in senso lato”, laddove “non tutti i bit sono uguali, alcuni hanno bisogno di andare più veloci”.

In definitiva, anche in Europa gran parte della tenzone sulla net neutrality gira attorno alla nozione di “servizi speciali”, quei servizi a qualità e velocità superiori come video on demand o applicazioni cloud che secondo i detrattori rischiano di creare corsie lente e corsie veloci sul web. La domanda centrale è fino a che punto possano essere permessi. Il Parlamento europeo li vuole strettamente regolamentati. Un buon numero di Stati membri preferirebbe demandare ai regolatori nazionali uno scrutinio più accurato della faccenda. Le telco spingono per un’ampia dose di flessibilità.

Però, lo sfondo regolamentare e concorrenziale su cui si stagliano queste posizioni, a giudizio di molti, appare diverso da quello Usa. Il dibattito è differente perché “in Europa c’è più competizione tra gli Internet provider mentre negli Stati Uniti non ce n’è abbastanza”, sintetizza James Watersworth, vicepresidente di Ccia, associazione della quale fanno parte diversi Ott d’Oltreoceano. È d’accordo Lisa di Feliciantonio, responsabile Regulatory Policy di Fastweb: “In Europa non c’è un problema di net neutrality perché a differenza degli Usa c’è una situazione molto competitiva delle reti. Quindi, se un operatore di Tlc provasse a mettere in atto pratiche discriminatorie, degradando ad esempio i servizi di un content provider per costringerlo a pagare, il cliente abbandonerebbe subito un operatore per andare da un altro”.

Certo, gli allarmi per il futuro non mancano. Per Tommaso Valletti, docente di Economia all’Imperial College di Londra, l’applicazione di un’“intepretazione ristretta” di net neutrality, come quella sostenuta dall’Europarlamento, avrà come conseguenza “che si investirà meno nelle reti, ma anche nei servizi, a scapito dell’utente finale”. Per ora, conclude l’esperto di regolamentazione europea tlc, Innocenzo Genna: “L’influenza della posizione di Obama avrà un impatto ai livelli più alti della politica europea, ma le conseguenze pratiche potrebbero essere meno significative”.

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