Le nuove regole sulla net neutrality che impongono agli Isp parità di trattamento sul traffico internet, fatta eccezione per i cosiddetti servizi specializzati e per quelli innovativi (ad esempio la tv via web), e il taglio del roaming da giugno 2017 sollevano qualche dubbio. E anche qualche critica. A difendere il nuovo impianto per Vicky Ford, parlamentare conservatrice britannica che ha preso parte ai negoziati, secondo cui “è importante che internet resti aperto e, in questo senso, le nuove norme definiscono un quadro certo per la gestione del traffico e per la concorrenza”.
Ma i critici sostengono che le norme sono contraddittorie perché mirano a eliminare qualsiasi discriminazione del traffico internet, consentendo allo stesso tempo troppe eccezioni alla regola. Per il direttore esecutivo di Edri, Joe McNamee, le nuove regole “renderanno la situazione giuridica meno chiara di quanto non fosse in passato”. Tra i punti che possono creare confusione c’è la distinzione tra servizi specializzati e non. “Il nuovo impianto – spiega McNamee – definisce in maniera talmente ampia tutto quello che non è una priorità generale che, in teoria, potrebbero essere considerati ‘specializzati’ moltissimi servizi”. Andando – a detta dell’associazione – ad inficiare il senso stesso della net neutrality.
Pal Zarandy, analista di Rewheel, ha sottolineato invece che di neutrale, nelle rete, “c’è solo il nome” dato che la norma consente discriminazioni. La Commissione europea ha però chiarito che “non si tratta di fare corsie preferenziali e corsie lente, dato che la prioritizzazione a pagamento non è consentita, ma di fare in modo che i bisogni di tutti gli utenti siano soddisfatti”. Per ora le telco Ue hanno preferito non commentare in attesa di leggere il testo definitivo dell’accordo che, va ricordato, deve passare al voto di Consiglio ed Europarlamento prima di diventare legge. Ok quasi scontato dato che l’intesa è stata raggiunta.
Secondo l’analisi del sito britannico Ars Technica, l’impianto regolatorio alla base della net neutrality europea è talmente vago che non impedirà la concorrenza tra servizi specializzati e “aperti”: la Ue parla infatti anche di servizi innovativi, quali la internet tv. In questo modo, secondo l’analisi del portale Uk, le grandi imprese saranno in grado di offrire alta qualità dei servizi a prezzi vantaggiosi mentre le piccole o le startup, con risorse limitate, non potranno competere.
“L’argomento principale della Commissione a sostegno dei servizi specializzati è quello di incoraggiare le nuove offerte – scrive il Ars Technica – dato che sempre più servizi innovativi richiedono una certa qualità di trasmissione per funzionare correttamente, come la telemedicina o la guida automatica. Ma non sarebbe stato più saggio pensare a una connessione dedicata per questo tipo di prestazioni? In questo modo la neutralità della rete non sarebbe un problema, perché quella infrastruttura non sarebbe utilizzata per altri scopi”.
Secondo l’analisi la reale motivazione che ha portato ad optare per i servizi specializzati è la volontà di garantire le telco storiche. “Le nuove regole sono ulteriormente sbilanciate in favore di operatori storici, consentendo lo zero rating (l’accesso illimitato sponsorizzato da parte degli utenti di telefonia mobile ad alcune applicazioni e siti web come parte di una “sponsorizzazione” offerta da terzi ndr). Anche in questo caso – avverte il sito – si crea un’internet a due livelli, dal momento che si incoraggeranno le aziende più grandi a pagare per il zero rating, ostacolando l’ingressi ai nuovi servizi competitivi e strozzando la concorrenza”.
L’accordo Ue stabilisce, inoltre, l’abolizione del roaming in tutta Europa a partire dal 15 giugno 2017. Ma grazie alla clausola di fair use, gli operatori saranno in grado di evitare abusi da parte di quegli utenti che volessero usare il proprio numero all’estero per motivi diversi che non siano viaggi di vario tipo. In questo caso verranno introdotte clausole di salvaguardia che consentiranno agli operatori di recuperare i costi.
Etno, l’associazione che riunisce le telco Ue, pur plaudendo all’accordo ritiene fondamentale che il regolamento non ostacoli i futuri investimenti e che il taglio del roaming non sia distorsivo dei mercati nazionali.
“Il demonio è nel dettaglio” dell’accordo Ue per la fine del roaming, commenta invece l’associazione dei consumatori europei, il Beuc. “L’abolizione dei prezzi del roaming al dettaglio entro il 2017 dipende dal completamento della revisione del mercato all’ingrosso, che sarà un duro compito”, spiega la presidente Monique Goyens. E sul fronte della net neutrality per il Beuc ancora “le salvaguardie contro l’impatto dei servizi specializzati non sono abbastanza forti”, mentre “non sono stati affrontate discriminazioni commerciali” come lo ‘zero rating’ “a detrimento della scelta dei consumatori”
Il testo dell’intesa è molto ridimensionato rispetto alla proposta iniziale, presentata dalla Commissione Ue due anni fa, sulla parte relativa alla gestione dello spettro che mirava ad armonizzare il modo in cui vengono concesse le licenze. Ma quella parte del testo è stato scorporato dopo il pressing dei governi nazionali che hanno insistito sul fatto che le frequenze sono di proprietà degli stati membri. La Ue è intenzionata a “riciclare” le proposte per la revisione della gestione dello spettro all’interno delle iniziative sul mercato unico digitale.