Net neutrality, Sciolla: regole anche per gli operatori mobili

In un lungo intervento su Milano Finanza il numero uno di BT Italia commenta la proposta di Google e Verizon sulla regolamentazione dell’accesso a Internet. Le telco mobili escluse perché in evoluzione? “Sbagliato: la congestione delle reti deve far riflettere”

Pubblicato il 01 Set 2010

L’accordo firmato qualche giorno fa tra Verizon e Google e che ha
per oggetto una proposta fatta alla Fcc americana su come dovrebbe
essere regolato l’accesso a Internet nei prossimi anni ha
rilanciato con forza il tema della neutralità della rete, scrive
oggi Corrado Sciolla, amministratore delegato Bt Italia, su Milano
Finanza.

“Premesso che trovo singolare il fatto che due soggetti ‘da
regolamentare’, perché di fatto leader o dominatori dei mercati
di riferimento, si permettano di fare una proposta su come il
mercato vada regolamentato, ritengo più interessante o costruttivo
analizzare in dettaglio quanto contenuto nell’accordo”, nota
Sciolla.

Per l’amministratore delegato di Bt Italia, i primi tre punti
dell’accordo, che parlano di protezione del consumatore, non
discriminazione dello stesso, e trasparenza “sono fondamentali a
garanzia dell’accesso orizzontale a Internet e ai suoi contenuti
per tutti, senza discriminazioni. In quest’ottica sostenere che
l’accordo mina l’accesso alla rete da parte di tutta la
popolazione implica o mancanza di conoscenza della proposta o mala
fede”.

“Purtroppo invece”, continua Sciolla, “ma ciò non ha nulla a
che vedere con l’accordo, attacchi a questo principio di libera
circolazione dei contenuti si sono visti negli ultimi mesi. La
stessa Google è stata recentemente ‘vittima’ di restrizioni
sulla distribuzione dei propri contenuti da parte del governo
cinese mentre la Rim (Blackberry) si è vista limitare la propria
possibilità di operare da parte dell’Arabia Saudita e
dell’India”.

Suscitano maggiori controversie altri punti dell’accordo
Google-Verizon. Sono quelli, spiega Sciolla, in cui si sostiene che
il network provider può utilizzare all’interno della sua rete
strumenti tecnologici che gli permettano di ottimizzare il
trasporto del traffico al fine di decongestionare i colli di
bottiglia e ottimizzare l’uso della banda disponibile; e che i
provider possono offrire servizi a valore aggiunto anche a
pagamento per migliorare l’utlizzo di alcuni contenuti, servizi e
applicazioni. Sciolla si dice completamente d’accordo con queste
proposte: già oggi, argomenta l’Ad di Bt Italia, tutti gli
operatori telecom offrono alla clientela aziendale dei servizi che
permettono di dare diverse priorità alle diverse tipologie di
traffico o informazioni: per esempio una videoconferenza che deve
arrivare in tempo reale. Può sembrare strano ma questo principio,
nota Sciolla, non viene applicato su Internet a causa proprio della
net neutrality, secondo cui tutte le informazioni hanno la stessa
importanza.

Per Sciolla la non ottimizzazione ha due implicazioni: o si
sovradimensiona la rete rispetto alle esigenze dei consumatori,
come è stato in passato, per cui tutta l’informazione viagga a
velocità elevata, o, come succede oggi e sempre più succederà in
futuro, con l’esplosione degli utenti e del traffico, tutte le
informazioni viaggeranno alla stessa velocità, per cui, in
mancanza di una super rete, si avranno servizi di accesso ai
contenuti scadenti per tutti. In altre parole, non permettere agli
operatori di trattare con diverse priorità i diversi contenuti
sulla base dell’importanza e dell’urgenza rischia di
condizionare negativamente l’accesso alla rete e l’utilizzo dei
servizi stessi. Ovviamente le logiche e le modalità di
prioritizzazione dei contenuti dovranno essere chiare e
regolate.

Sembra ovvio a Sciolla che dovrà anche essere possibile, per chi
lo desidera, pagare un sovrapprezzo per i servizi di più alta
qualità: “Nessun operatore di telecomunicazioni sarà disposto
ad investire pesantemente su nuove reti che permettano di
trasportare contenuti, applicazioni e servizi ad alto valore senza
che nessuno paghi per tali servizi”. Per questo, l’accordo
Google-Verizon ribadisce che l’accesso a Internet deve essere
garantito a tutti, ma il cliente che ha necessità di servizi più
qualificati ed è disposto a pagare deve poter ottenere ciò di cui
ha bisogno.

Una nota di “parziale disaccordo” emerge però sulla parte
dell’accordo Google-Verizon che afferma che i principi enunciati
non si applicano agli operatori mobili, perché il loro settore è
in forte evoluzione: “Non capisco perché”, scrive Sciolla,
“gli operatori mobili non debbano essere soggetti anch’essi a
principi di protezione e non discriminazione del consumatore.
Inoltre per quanto riguarda la prioritizzazione del traffico sulle
reti, ciò mi pare tanto più importante per gli operatori mobili.
La sua assenza è una delle principali cause della congestione
delle reti, dovuta all’esplosione del traffico Internet sul
mobile causata dagli smartphone e dalle chiavette”.

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