“Fixed is the new mobile”: lo diceva Goldman Sachs, lo rilancia Marco Patuano come lo slogan che potrebbe accompagnare Telecom Italia nel viaggio verso il nuovo mondo di video via Ip. Perché è con i video – quelli di Netflix o di Infinity, ma anche quelli che verranno adottati in grande scala dall’industria, per esempio per le teleconferenze – che la connessione fissa torna a giocare un ruolo da protagonista. La fame di banda del video consentirà “di riportare verso il fisso quelle persone che lo avevano abbandonato”. E imprimerà una svolta nell’utilizzo dei device: l’Italia è fra i paesi-champion nell’uso di smartphone “e molti clienti ‘pure mobile’ – ricorda Patuano – riescono in effetti a soddisfare i loro bisogni soltanto con il telefonino”. Ma con l’avvento del “video totale” non sarà più così: “Provate a mettere 30 Gb nel mobile… “, dice.
C’è anche questo dietro la strategia indicata da Patuano per fare di Telecom una “pura piattaforma”. Diversamente dai trend che si stanno affermando fra altri player (da Vodafone a Verizon) che fanno shopping sia sul fronte reti sia sul fronte di piattaforme di aggregatori di contenuti, Telecom punta al trasporto di streaming. Strategia non casuale, “del resto neanche Amazon non acquista libri, la Rizzoli l’hanno lasciata comprare a altri… “.
In un mercato che sta mettendo il video al centro si ridefiniscono i ruoli, spiega Patuano: creatori, aggregatori, distributori di contenuti. I produttori sono alle prese con vertiginosi aumenti di prezzo richiesti dall’accresciuta qualità e dal bisogno di mercati più vasti. Il mondo degli aggregatori – come Netflix – deve fronteggiare nodi come la difesa dell’esclusiva. Il settore distribuzione è quello in cui gioca Telecom, “un’evoluzione verso una qualità sempre migliore” che permetta di dare la possibilità agli utenti di accedere “ai propri bouquet preferiti”. In un Paese senza cavi per la Tv, Telecom ha scelto di essere piattaforma in grado di trasportare i contenuti non solo di Netflix, ma di qualunque aggregatore di contenuti. A costi competitivi rispetto alle altre piattaforme. Un Mb di banda larga sul digitale terrestre costa 1,5 mln l’anno, sul satellite 100mila euro. Su IP appena 2mila. E di mega, per garantire un flusso video continuo e differenziato a tanti clienti, ne servono centinaia. Specialmente se si tratta di prodotti di qualità destinati a grandi audience e che richiedono – questo è il trend in ascesa della Tv del futuro – sempre maggiore interattività social e nuove funzioni come il cloud recording.
“Sono ottimista: i numeri dicono che si sta andando nella direzione in cui noi possiamo avere un ruolo”, ha detto l’Ad. In un triennio la penetrazione della tv a pagamento, il prodotto per eccellenza della banda larga, potrebbe arrivare al 50/55% degli attuali clienti telefonici fissi e passare “dai 7 milioni odierni ai 12,5/13 milioni”. Una crescita importante.
Intanto Patuano registra i “400mila clienti di Timvision“, la piattaforma del gruppo, mentre per vedere qualche numero significavo sull’andamento degli accordi di distribuzione con Netflix, Sky e Mediaset bisognerà aspettare gennaio dell’anno prossimo. Ma Telecom non rimarrà ferma a questi fornitori: “Noi forniamo la rete, la fatturazione e l’assistenza” al cliente, a qualsiasi cliente senza escludere Vivendi, principale azionista del gruppo telefonico, produttore di contenuti e che in questo settore vuole aumentare la propria presenza.