Netflix ribatte a Fedele Confalonieri, e rispedisce al mittente l’accusa di godere un’imposta sul valore aggiunto “agevolata” rispetto alle altre aziende concorrenti, come Infinity del gruppo di Cologno Monzese.
“Con riferimento a quanto pubblicato ieri da alcuni mezzi di informazione – si legge in una nota del colosso Usa dello streaming video – circa il presunto trattamento Iva cui sarà soggetta l’attività di Netflix in Italia, la società precisa che il regime fiscale applicato sarà del 22%, anziché del 4%, come erroneamente riportato. Netflix, inoltre, conferma l’interesse per il mercato italiano e l’inizio delle attività nel nostro Paese a ottobre 2015″.
“Con Infinity, che è il nostro Netflix in piccolo, paghiamo il 22% di Iva. Ora arriva il vero Netflix che paga il 4% – aveva detto Confalonieri – Occorre uguaglianza fiscale, è necessario un livello di tassazione uguale per tutti per garantire la concorrenza. Noi siamo sottoposti a molte regole e su Internet ognuno fa come vuole. Sul terreno fiscale servono le stesse regole e su questo terreno anche l’Agcom potrebbe fare proposte concrete”.
Sull’imminente arrivo in Italia del gigante statunitense si era soffermato nei giorni scorsi anche Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato di Mediaset, durante la presentazione dei palinsesti di Premium a Santa Margherita ligure: “Non viviamo Netflix come concorrente diretto – aveva detto – Il nostro core business è la tv generalista e gratuita, facciamo anche il pay in cui siamo stati sempre competitivi, due anni fa abbiamo lanciato Infinity che è sul modello di Netflix. Non ci sentiamo in competizione. Al limite è l’offerta di Infinity stand alone a essere in competizione con Netflix, il resto dell’offerta non è paragonabile”.