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Newco Tim-Open Fiber, l’assist di Bassanini. E Starace apre all’intesa

“All’Italia serve un’infrastruttura della rete all’avanguardia”, ha detto il presidente di OF. E il numero uno di Enel pur continuando a dire “no agli accrocchi societari” si dice favorevole a “ciò che consenta di recuperare tempo all’Italia”. Intanto in casa Tim Gubitosi ha convocato le prime linee

Pubblicato il 20 Nov 2018

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“All’Italia serve un’infrastruttura della rete all’avanguardia perché non ce l’abbiamo ancora”. Con queste parole il presidente di Open Fiber, Franco Bassanini, dice la sua sulla questione della creazione di una newco delle reti Tim-Open Fiber al vaglio delle aziende e del governo.

Bassanini ha detto di condividere le dichiarazioni in merito dell’Ad di Enel Francesco Starace, che si è dichiarato favorevole ad un progetto che miri ad accelerare la realizzazione delle reti ultrabroadband. “Qualunque cosa aiuti la rete veloce ci piace”, ha detto il numero uno di Enel rivedendo in parte la propria precedente posizione in merito alla creazione di una società unica delle reti, ossia al matrimonio Tim-Open Fiber. “Ho detto no ad ‘accrocchi societari’ perché vengono prospettate da più parti soluzioni complicate, ma non sono contrario a nulla che permetta di recuperare tempo all’Italia”, ha puntualizzato Starace in occasione della presentazione, a Milano, del Piano strategico Enel 2019-2021 alla comunità finanziaria.

“Ogni volta che si parla di Open Fiber si parla di fantaeconomia e fantafinanza. L’azienda sta facendo bene il suo mestiere, sta cablando, ha i soldi, funziona, sta mettendo giù un’infrastruttura che è quanto di meglio ci sia in Europa. Open Fiber è una società che ha una missione molto semplice: cablare a un costo competitivo, a notevole velocità e con grande granularità l’intero Paese”.

Da parte sua l’Ad di Open Fiber, Elisabetta Ripa, ha annunciato che entro fine anno saranno cablate 4,8 milioni di unità immobiliari: 4 milioni nelle aree di mercato (cluster A e B) più 800 mila unità nelle aree interessate dai bandi Infratel (cluster C e D). “Per realizzare tutto ciò abbiamo aggiudicato commesse per circa 1 miliardo di euro attraverso 48 gare”, ha spiegato.

Riguardo specificamente allo scorporo della rete Tim “non sappiamo nemmeno di cosa si stia parlando”, ha puntualizzato Starace “quindi si lasci lavorare Open fiber e si lasci tempo a Tim di definire la strategia con un accordo tra gli azionisti che permetta di avere un interlocutore e consenta creazione di valore per gli italiani”. “Ora come ora dobbiamo rispettare gli esiti di questa saga infinita – ha evidenziato il manager -. Penso che alla fine ci sarà una certa intesa tra azionisti e un po’ di pace nel Paese. Tutto il resto sono illazioni, speculazioni, polemiche e discussioni nelle quali non vogliamo entrare”.

Tim, Gubitosi convoca le prime linee

La battaglia si giocherà sulla rete. Con la nomina di Luigi Gubitosi ad amministratore delegato, la Borsa percepisce come più concreto lo scenario di una separazione della rete che il fondo Elliott ha propugnato sin dalla sua entrata in scena. Le dichiarazioni di parte governativa a favore di una rete unica con Open Fiber sotto l’egida pubblica si traducono, nella logica della finanza, in una prospettiva di guadagno in tempi rapidi.

E anche lo sguardo degli analisti è puntato in particolare sul tema della rete e su quello delle cessioni, fondamentali per ridurre il debito che pesa sul gruppo. Sul primo fronte, secondo Equita, uno dei focus sarà “il processo di convergenza con Open Fiber”, che è “condivisibile” e che a tendere potrebbe aumentare il valore dell’infrastruttura, eliminando al tempo stesso rischi nel medio termine. Sullo sfondo rimane ovviamente il piano di scorporo della rete Telecom Italia. Anche gli analisti di Mediobanca guardano al fronte infrastrutturale, puntualizzando come né l’azienda né Open Fiber abbiano smentito le discussioni in corso sullo sviluppo della fibra.

Il titolo Tim nel guado

In entrambi i report il titolo è di quelli da comprare, ma per Equita il target price è di 0,64 euro, mentre per Mediobanca attualmente è di 0,93 euro, con un target medio del consenso pubblicato da Bloomberg sceso a 0,75 euro. Fra gli analisti internazionali, infatti, c’è anche chi guarda in maniera dubbiosa ai piani di Elliott, che nei primi mesi dell’anno aveva parlato della possibilità di un raddoppio di valore dell’azione in Borsa: per Raymond James Tim  “underperform” e il prezzo obiettivo è 50 centesimi, proprio per lo scetticismo sui piani del fondo, con valutazioni sui diversi asset, a cominciare dalla rete, che non sono viste come credibili.

Sono mesi che il titolo in Borsa è sotto pressione: il 2017 si è chiuso con una perdita del 14%, per poi risalire fino alla primavera, quando ha imboccato il trend che lo ha riportato sui minimi dal 2013 e dal 1997. Sempre aperto anche il fronte dismissioni, che recentemente l’ormai ex ad Amos Genish aveva fatto ripartire: sul tavolo ci sono quelle di Persidera, già avviata, e di Sparkle, su cui è stato dato un mandato a Rothschild, ma anche la quota nella società delle torri Inwit potrebbe finire sul mercato. Sullo sfondo rimane però la possibilità che il primo socio, i francesi di Vivendi, rovesci il tavolo, chiedendo una nuova assemblea e provando a riconquistare la maggioranza del cda, che al momento è spaccato.

Intanto il neo Ad non ha perso tempo. Gubitosi ha convocato le prime linee e ha cominciato a mettere mano all’organigramma. La prima casella a saltare è stata quella delle comunicazioni istituzionali, che era occupata da Alessio Vinci, entrato in Telecom a riporto di Arnaud de Puyfontaine quando era presidente. L’interim, per il momento, è stato preso dallo stesso ad. È probabile che tra le priorità ci sia il riassetto dell’organigramma di Tim Brasil, dove dall’estate, per la prima volta, il management locale ha soppiantato i presidi dirigenziali della casa madre.

Asati scrive a Di Maio: “Newco sì ma con modalità sostenibili”

Da parte sua Asati, l’associazione che rappresenta i piccoli azionisti di Tim ha inviato una lettera al ministro Luigi Di Maio: “Confidiamo che il nuovo Governo del cambiamento determini le condizioni per un effettivo e rapido rilancio della società, dopo anni e anni di maldestri interventi e disattenzioni da parte delle Istituzioni e del mercato, che hanno danneggiato la società, riducendone il valore del titolo oggi ad 1/10 rispetto alla privatizzazione della società”. Asati auspica la realizzazione della Rete unica attraverso la fusione delle infrastrutture di Telecom Italia con quelle di Open Fiber “da realizzarsi con l’obiettivo di far recuperare all’Italia l’enorme gap, ancora oggi esistente nel confronto internazionale in termini di copertura e di domanda di connessioni ultrabroadband”. “Ci sembra inoltre necessario ribadire che questa operazione “strutturale” dovrà essere condotta attraverso modalità sostenibili socialmente, tutelando le competenze e le professionalità rappresentate dal capitale umano, valore inestimabile di Telecom Italia e quindi scongiurare esuberi anche nell’ampio indotto del settore Ict”.

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