Solo sei mesi fa Google faceva il pienone nella sua sala conferenze
a Mountain View per presentare il suo primo smartphone branded,
costruito da Htc su sistema operativo Android, il Nexus One, il
guanto di sfida lanciato all’Apple iPhone. Ma per una volta, il
gigante della web search e dell’advertising online ha fatto un
mezzo flop. E così il Ceo Eric Schmidt spiega al quotidiano
britannico Telegraph che non ci sarà un Nexus Two.
Le parole di Schmidt, a dire il vero, suonano diversamente:
“L’idea un anno e mezzo fa era di produrre il Nexus One per
rivoluzionare il mercato delle piattaforme mobili: ci siamo
riusciti, è stato un grande successo. Non abbiamo bisogno di
creare una nuova versione del nostro smartphone”. E del resto,
chiarisce Google, l'azienda non aveva mai parlato di un Nexus
Two.
Di fatto, però, si legge su La Tribune, il Googlefonino non ha mai
sfondato. Gli analisti di Flurry stimano (Google non ha mai fornito
cifre ufficiali) che ne siano stati venduti 135.000 esemplari nei
primi due mesi di commercializzazione, contro 1 milione di Droid
venduti da Motorola nello stesso lasso di tempo.
Uno degli errori di Google, secondo il quotidiano francese, sarebbe
stata la scelta iniziale di una distribuzione direttamente su
Internet. Solo a maggio l’azienda ha fatto marcia indietro
optando per la vendita tramite gli operatori. Ma anche qui Google
ha incontrato qualche difficoltà, perché i carrier si sono
mostrati cauti: negli Usa, per esempio, Nexus One viene
commercializzato da T-Mobile, mentre Sprint, inizialmente
interessata, ha avuto un ripensamento. In Europa per ora il
telefono di Google è venduto da Vodafone, ma in estate dovrebbe
essere proposto anche dalle francesi Bouygues e Sfr.
Se Google è così attiva nella telefonia mobile è perché
considera il cellulare sempre più la prima porta d’accesso al
web. Ma su device come l’iPhone, argomenta La Tribune, gli
internauti non hanno più bisogno di passare attraverso un motore
di ricerca per accedere ai servizi, perché ci arrivano
direttamente tramite le applicazioni dedicate. Il rischio è grande
per Google, che genera attualmente il 95% del suo giro d’affari
tramite le pubblicità collegate al suo motore di ricerca.
L’idea con Nexus One era proprio quella di promuovere il sistema
operativo Android e di conseguenza i servizi made in Google. Ma,
nota Benoit Flamant di It Asset management, oggi Android vive di
vita propria e ha ottenuto un grande successo, sganciandosi
dall’hardware con cui Google aveva voluto promuoverlo in prima
battuta. Come a dire, Nexus One non serve più.