Fastweb chiede che la rete banda ultralarga fatta con le risorse pubbliche resti di proprietà dello Stato. “La fibra passiva sia pubblica. Gli operatori hanno il dovere di mettersi d’accordo per trovare le soluzioni per illuminare questa rete e competere sul mercato”, ha detto oggi, al convegno EY di Capri, l’amministratore delegato di Fastweb Alberto Calcagno.
Calcagno si riferisce alle aree “bianche“, pari al 30 per cento della popolazione, perché applaude alla scelta del governo di “concentrarsi nelle zone dove siamo più in ritardo con gli altri Paesi, mentre gli operatori stanno copriranno con i propri piani il restante 70 per cento”.
Nelle aree nere invece Calcagno apprezza la “competizione infrastrutturale, che è molla di sviluppo del Paese. Tutti i Paesi dove c’è la copertura banda ultra larga maggiore sono quelli in cui gli operatori cable hanno spinto la concorrenza. In Italia questo ruolo è svolto da Fastweb”.
Com’è noto, al momento i soldi pubblici saranno spesi solo sulle aree bianche, nell’attesa di un via libera dalla Commissione europea sul resto del Paese.
Fastweb ha già preso espresso in passato contrarietà contro gli investimenti pubblici nelle zone in cui gli operatori stanno portando fibra fino agli armadi. Tecnologia “future proof” con cui “pensiamo di portare i 300 Megabit nel 2016 e a tendere i 500 Megabit, soddisfando quindi le esigenze dei consumatori italiani e superando gli obiettivi 2020 dell’Agenda digitale”, ha detto Calcagno.