Regole differenti a seconda della competitività delle aree
geografiche. E infrastrutture da realizzare in comune per abbattere
il rischio di investimento. Questo in sintesi il contenuto delle
linee guida per la realizzazione delle reti in banda larghissima
elaborate dal Comitato Ngn presieduto da Francesco Vatalaro. Il
documento da 24 pagine fissa, sottoposto oggi agli operatori di Tlc
(la bozza approderà entro fine mese al Consiglio dell'Agcom),
si focalizza su tre ipotesi di "lavoro", quelle contenute
nel capitolo dedicato alle procedure di migrazione dal rame alla
fibra che rappresenta il cuore delle linee guida.
Le tre ipotesi corrispondono alle tre aree geografiche in cui è
stato suddiviso il territorio: zone neri o ad alta profittabilità,
zone grigie a cosiddetta media profittabilità e zone bianche a
scarsa profittabilità. Per le aree più redditizie, che poi
corrispondono alle principali città, il Comitato Ngn, pur
fotografando una situazione di elevata concorrenzialità dovuta
all'alta profittabilità – già numerosi i progetti di
cablaggio in corso da parte dei singoli operatori – suggerisce di
operare attraverso il co-investimento. Il progetto di
infrastrutturazione dovrebbe essere capitanato da un unico soggetto
ma lasciare aperta agli altri operatori la possibilità di
partecipare in particolare nell'ambito della realizzazione
delle opere civili. Per il soggetto "leader" è
previsto un premio per le attività di coordinamento.
Bisognerà optare per un modello di rete condivisa – sottolinea il
Comitato – nelle aree a media profittabilità dove la competizione
dovrà farsi inevitabilmnente sui servizi considerato che non
c'è spazio né Roi per dare vita a infrastrutture
multiple.
Nelle aree a fallimento di mercato, infine, cade completamente la
logica economica sotituita da quella "sociale".
Resta a Telecom Italia la decisione se dismettere o meno la rete in
rame. Ma per gli Olo bisogna prevedere forme di accesso
all'ingrosso in sostituizione dell'ultimo miglio a
condizione tecnico-economiche equivalenti.