L‘Ecta, l’associazione europea che raccoglie gli operatori alternativi, “boccia” le conclusioni dello studio Charles Rivers Associates (Cra) secondo cui servono prezzi di accesso più alti per spingere gli investimenti in fibra. suConclusioni errate. “Certamente abbiamo bisogno di vedere l’intero studio per formulare un giudizio informato – dice il presidente di Ecta, Tom Ruhan – ma sulla base della nota distribuita, sembra proprio che questa volta i consulenti abbiano sbagliato tutto”. Secondo Ruhan la ricerca non propone una soluzione adatta ad incentivare investimenti efficaci in reti in fibra e a raggiungere quel livello minimo di concorrenza che potrebbe portare offerte di accesso alla banda larga ad alta velocità accessibili a tutti.
“Al contrario – puntualizza – le conclusioni sono concentrate sugli interessi finanziari delle telecom dominanti. Gli operatori alternativi ed i consumatori hanno pagato per anni prezzi troppo alti per l’accesso alle reti di rame ed in cambio hanno solo ottenuto investimenti di parziale ammodernamento (Vdsl) da parte degli operatori storici. Il prezzo eccessivo pagato per anni da concorrenti e consumatori ha solo alimentato gli enormi dividendi pagati ad un pugno di azionisti, mentre non è stato fatto alcun investimento serio in fibra ottica. E ora Cra raccomanda alla Commissione europea di continuare su questa strada”.
Ecta attenderà la pubblicazione integrale dello studio che per ora non appare promettente ma sottolinea che sono molti i fattori cruciali che sembrano essere stati ignorati, fra questi: il bisogno di efficienza specialmente nel clima economico corrente; l’assenza di incentivi ad investire in regioni dove non esiste la concorrenza dai servizi via cavo; il fatto che fino ad ora gli operatori storici hanno optato per un parziale ammodernamento della rete invece di investire in nuove reti. Inoltre non sembra che si sia tenuto conto che con prezzi eccessivi la necessaria domanda di mercato verrà a mancare.
“In conclusione – spiega Ruhan – alti prezzi all’accesso al rame continueranno a permettere agli opratori storici di fare extra profitti e di indebolire sia la posizione finanziaria degli operatori alternativi che la concorrenza nel mercato e, come risultato, allegerire le tasche dei consumatori. Questa non è una strada che possa portare al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale“.