Il comitato Ngn, il 3 maggio scorso ha pubblicato uno studio sullo “Sviluppo della banda larga” che analizza due distinti strumenti finanziari volti l’uno (il servizio universale), a tutelare l’inclusione sociale e, l’altro (il finanziamento pubblico), a promuovere la realizzazione di reti di accesso di ultima generazione, entrambi aventi il fine comune di diffondere rapidamente su tutto il territorio nazionale i servizi a banda larga.
In relazione al primo strumento finanziario, dall’analisi dei dati è immediatamente emerso che in Italia i problemi dell’inclusione digitale non sono determinati dalla scarsità dell’offerta e non possono essere quindi risolti attraverso una politica di allargamento del Servizio Universale alla banda ultralarga.
I dati, infatti, hanno evidenziato che l’offerta ha raggiunto livelli di copertura in linea con gli standard europei e pertanto l’assenza di una rapida diffusione di tali servizi andrebbe inevitabilmente attribuita
alla scarsità della domanda.
Nello studio, il comitato ha preventivamente accertato la non sussistenza di condizioni di esclusione sociale, ed ha quindi affermato che la promozione di un servizio quale quello a banda ultralarga, ritenuto produttivo per l’intero sistema economico, debba avvenire attraverso uno strumento diverso da quello del servizio universale.
Lo strumento alternativo analizzato è il finanziamento pubblico lato domanda che sarebbe in grado di incentivare gli investimenti degli operatori e la diffusione tra gli utenti finali di servizi a banda ultralarga,
assicurando al contempo il minimo impatto per la finanza pubblica.
Infatti, la definizione di un modello di finanziamento pubblico diretto a promuovere la domanda, potrebbe rappresentare un valido strumento per favorire gli investimenti complessivi in reti di accesso di nuova generazione (Ngan), accelerando la loro diffusione e adozione e migliorando di conseguenza la redditività degli investimenti degli operatori.
Attraverso una simulazione approssimativa del modello di finanziamento, il comitato dà evidenza immediata dei vantaggi di un simile intervento. Primo fra tutti è il pieno ritorno per lo Stato del finanziamento erogato.
Il modello mostra come l’incentivo venga immediatamente ripagato tramite ritorni fiscali diretti, e inoltre genera un “ecosistema digitale” in grado di determinare ulteriori ritorni che nel complesso giustificano
ampiamente l’opportunità del finanziamento erogato.
Ulteriore vantaggio di un simile intervento è anche il pieno rispetto della disciplina in materia di Aiuti di Stato in quanto l’intervento lato domanda non comporta vantaggi differenziali diretti e/o indiretti per categorie di destinatari e pertanto non necessita di una specifica autorizzazione non venendo soddisfatto il criterio della selettività.
Tutte le criticità legate al rischio del passaggio comunitario e al possibile effetto di foreclosure alla concorrenza sul mercato insite negli interventi dal lato dell’offerta verrebbero evitate intervenendo dal lato della domanda, in quanto ciascun operatore avrebbe la possibilità di usufruire indirettamente dell’incentivo in virtù di un grado di certezza più alto, nel mediolungo periodo, del ritorno atteso sull’investimento. Con questo meccanismo, in altre parole, l’attivazione di una nuova utenza ad alta
velocità sarebbe incentivata dal versante dei consumatori visto che l’utente potrebbe usufruire dell’agevolazione solo nel caso in cui voglia far installare dentro la propria abitazione un accesso a banda ultralarga.