Ngn, Romani: intesa più vicina. Ma Bernabè rimane cauto

Il viceministro alle Comunicazioni: “C’è una bozza di discussione, ma resta la distonia sulla cablatura delle 13 città più grandi”. Secondo l’ad di Telecom spetta al governo decidere se incentivare le reti

Pubblicato il 22 Lug 2010

La bozza del progetto Ngn c’è, ma l’accordo sembra ancora
lontano. Almeno stando al botta e risposta a distanza tra l’Ad di
Telecom Italia e il viceministro alle Comunicazioni. Paolo Romani
che spera di concludere un accordo entro la fine di luglio, al
massimo per gli inizi di settembre. “Sulla rete di nuova
generazione in fibra – dice il viceministro – esiste una bozza che
sta circolando sulla condivisione delle infrastrutture ma al
momento c’è distonia sulla cablatura delle città italiane più
grandi”.

"Dal punto di vista di Telecom – ha detto Romani a margine del
tavolo in cui è stato presentato ai sindacati il progetto Ngn –
una differenza è cosa fare nelle 13 città più importanti.
C'è un livello di concorrenza tale per cui Telecom ritiene che
in queste non ci sia bisogno di mettere a fattor comune un
progetto". Ma, ha precisato Romani, "l'obiettivo è
quello di avere un disegno unico. Dopo di che ci sono tutti i
distinguo e le differenze possibili. Il governo vuole che il paese
abbia, in tempi ravvicinati e dettati dall'Europa, una grande
infrastruttura di rete Ngn per almeno il 50% del paese, quello più
produttivo".

Le parole di Romani sono arrivate a seguire quelle del numero uno
di Telecom Italia che stamattina ha incontrato a Bruxelles il
commissario all’Agenda Digitale, Neelie Kroes. Bernabè si è
detto disponibile “a collaborare per la realizzazione delle
infrastrutture nelle aree dove non può esserci più di un
operatore, ma non nelle città dove c'è già la presenza di
più infrastrutture". ribadendo l'intenzione
dell'azienda di proseguire con il proprio piano Ngn, che
prevede fra il 2010 e il 2012 un investimento di oltre 9 miliardi
di euro in Italia.

In sostanza il piano di cooperazione Telecom riguarda 125 città ed
esclude però le 13 grandi città protagoniste del piano Ngn
presentato dagli Olo.

L'Ad di Telecom ha ricordato che le regole le fa
l'Authority e che lo Stato ha comunque lo strumento degli
incentivi e sta dunque al governo la valutazione sulla loro
efficacia e disponibilità. "E' all'interno di questo
contesto che si esplorerà la possibilità di accordi e si
valuterà se ci sono le condizioni per raggiungerli".

Secondo l'Ad di Telecom, che ha assicurato a Neelie Kroes che
gli investimenti di Telecom Italia sono e saranno in linea con gli
obiettivi dell'Agenda digitale, "va salvaguardata la
dimensione regionale degli investimenti".

In merito alla questione degli esuberi Bernabè ha puntualizzato
che "la scadenza del 30 luglio è seria", riferendosi ai
negoziati in corso. "Il sindacato ha evidenziato un
atteggiamento costruttivo e così, d'altra parte,
l'azienda: per noi la data del 30 luglio è la quella entro la
quale dobbiamo verificare le condizioni per un accordo".

Ed è sul tema esuberi e aumento delle tariffe di unbundling che
sono state presentate ieri due interrogazioni parlamentari, la
prima della Lega Nord, la seconda del Pdl, al ministero dello
Sviluppo economico e al ministero del Lavoro e delle Politiche
sociali.

Nella prima Davide Caparini e Jonny Crosio (Lega Nord) hanno
chiesto ''se il Governo intenda riferire sulla questione
riportata (esuberi e tariffe ndr) e se esista un nesso tra le
richieste di incremento dei canoni di concessione e le attuali
linee di politica industriale dell'azienda posto che questo
appare all'interrogante contrario all'interesse dei
cittadini utenti e allo sviluppo del settore''.

Nella seconda Antonino Foti (Pdl, membro della IX Commissione) ha
chiesto invece di sapere ''di quali elementi disponga il
Governo sulla questione e se siano stati valutati gli effetti di un
aumento dei canoni unbundling non solo sui tempi di realizzazione
della nuova rete in fibra, che diverrebbe meno profittevole di
quella in rame, ma anche sul piano sociale e occupazionale,
considerato che si bloccherebbero i piani di sviluppo delle aziende
concorrenti impedendo anche un'eventuale ricollocazione nelle
aziende del settore dei lavoratori licenziati da Telecom
Italia''.

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