Quale strategia per la riduzione del digital divide; quali
politiche per l’implementazione delle Ngn e per la convergenza
tra reti fisse e mobili; quali politiche industriali e
regolamentari per massimizzare gli investimenti privati e pubblici
per le nuove reti. Questi i temi centrali, secondo l’Slc-Cgil e
la Cgil, nel futuro prossimo della digitalizzazione del Paese, alla
luce dell’asta per le nuove frequenze Lte, con offerte
complessive pari a 3,9 miliardi di euro, ben al di sopra di quanto
previsto dalla legge di stabilità con 2,4 miliardi.
“A nostro avviso – fa sapere il sindacato – facendo leva
sulla penetrazione della telefonia mobile e sul livello di
competizione e liberalizzazione molto avanzato nel nostro Paese
(con la presenza di player primari non solo nei servizi di
trasmissione, ma anche nella produzione di apparati di nuova
generazione), si pone al Governo, alle istituzioni e alle forze
sociali il tema di come tenere insieme la diffusione di reti di
nuova generazione, fissa e mobile, per superare la discussione del
digital divide connesso alla diffusione di tecnologie Xdsl (modello
Mille Comuni Vodafone); favorire investimenti a 4G che coprano più
territori possibili in termini anche di infrastruttura; la
necessità di definire aree territoriali a successo di mercato,
dove limitare obblighi asimmetrici su chi fa investimenti in fibra
e indirizzare di conseguenza le prossime decisioni di Governo e
dell’Agcom; rimodulare le tariffe di terminazione a fronte di
obblighi precisi di riduzione del digital divide/creazione reti
Ngn; la necessità di Agcom definisca nelle prossime delibere i
price cup e il risk premium per dare certezza agli investimenti dei
privati ed eventualmente di realtà miste pubblico-privato
(Lombardia, Trentino)”.
Questi i temi sul piatto al seminario
“Il ruolo delle reti di nuova generazione per lo sviluppo e la
crescita”, organizzato a Roma il 25 ottobre alle 10,00 alla
sede nazionale della Cgil (Sala Santi) in Corso d’Italia 25.