“Lo scorporo della rete di Telecom Italia credo sia un’operazione adulta, ma a patto che avvenga con un’operazione pro investimenti e con regole certe pro-investimenti e pro-competitività”. È quanto ha dichiarato Marco Patuano, ad di Telecom Italia, alla trasmissione di Radio 24 “La versione di Oscar”, oggi in onda da Capri in occasione del convegno Between “Italia+Smart”.
“Perché si parla di scorporo? È un’operazione finanziaria”, ha detto Marco Patuano puntualizzando che l’ipotesi non risponde a questioni di disponibilità di cassa per gli investimenti in banda ultralarga. “Si scorpora la rete perché Telecom Italia non ha i soldi per pagare la banda ultralarga? Non è questo”, ha risposto Patuano. “Si tratta di un’operazione industriale”. L’Ad di Telecom Italia ha però aggiunto che “il contesto normativo dev’essere pro investimenti. Abbiamo bisogno di conoscere le regole. Se c’è una regolamentazione pro investimenti e pro competitività allora il passaggio da una separazione funzionale a una separazione societaria può essere considerata un’operazione adulta. Tutte le operazioni di una rilevanza grande bisogna farle bene più che farle in fretta”.
Ma il presidente della Cdp, Franco Bassanini, ha sottolineato: “Nei tempi lunghi siamo tutti morti”.
Riguardo al progetto di rete di nuova generazione il progetto con F2i, il fondo che controlla Metroweb, resta “aperto”. O almeno è quanto ha fatto intendere l’Ad Vito Gamberale attraverso il testo inviato al convegno di Capri. “Questa volta si sono create le condizioni, anche finanziarie, per accompagnare l’incumbent a non abdicare al ruolo che gli compete, potendo usufruire di benchmark e finanza senz’altro utili e indispensabili. C’è da augurarsi che il convegno di Capri scongeli il “ghiacciolo””, si legge nel testo.
Gamberale ha però anche ricordato che dopo l’annuncio del progetto ultrabroadband dal palco della convention Between dello scorso anno -“una visione strategica, già condivisa e confermata con Telecom Italia, connessa all’acquisizione di Metroweb” – non ha fatto seguito la concretizzazione del progetto stesso che “si è arenato sulla difesa e chiusura di Telecom Italia”. “Rispettiamo grandemente il duro lavoro di bonifica dei conti e di riduzione del debito che in questi anni è stato fatto in Telecom Italia. Riteniamo però che un incumbent, ancorché privato, abbia sempre la responsabilità di assicurare al Paese l’evoluzione in quel settore dominato”.
In “replica” all’intervento di Gamberale il direttore Strategy di Telecom Italia, Oscar Cicchetti ha detto che “con Metroweb i conti non tornavano”, specificando che condizioni quali l’adozione dell’Ftth e la compartecipazione di troppi attori sono stati i principali ostacoli su cammino. Per questo “l’ipotesi è stata tranquillamente accantonata”. Cicchetti ha poi sottolineato che “il mercato italiano sta cambiando: la domanda di banda c’è. Ancora poca ma qualcosa si muove. I televisori Hd si stanno diffondendo anche se al momento non vengono utilizzati come dispositivi connessi. L’alta diffusione di tablet e smartphone e delle gaming consolle, sta spingendo la domanda di banda. E abbiamo stimato che una famiglia tecnologica possa aver bisogno di circa 30 Mb al mese”. “Nel 2012 – ha aggiunto – abbiamo registrato un traffico importante e rileviamo la disponibilità a pagare da parte dei clienti”.
Tornando al tema Ngn “le nuove regole sono state definite dall’Agcom ed è in corso la consultazione pubblica sull’offerta di riferimento di Telecom Italia”, ha detto Cicchetti. “Riteniamo molto interessanti i nuovi orientamenti della Commissione Ue. Si punta sulla stabilità regolatoria di qui al 2020. Sulle reti esistenti si conferma il criterio della cost orientation e si opta per il set di metodologie long run incremental cost. L’introduzione di garanzie attraverso l’equivalent of input e in presenza di ciò si può prevedere poi l’eliminazione della cost orientation. Queste cose, se correttamente orientate, consentono modelli più deterministici e meno probabilistici”.
E sul “caso” Metroweb è intervenuto anche il numero uno Marco Patuano: “Il piano di Telecom Italia sulla fibra ottica è fatto in tecnologia mista: se può esserci un contributo di qualcun altro che ha infrastrutture ben venga”. Tuttavia “noi di esclusive non ne diamo a nessuno, ma se Gamberale ritiene di riprovare a collaborare con Telecom sulla fibra ottica ben venga”. L’Ad di Telecom Italia ha aggiunto: “Da un anno continuo a raccontare un piano fatto di fibra in tecnologia mista in cento città entro il 2014”.
Sul tema scorporo e Ngn è intervenuto anche il numero uno di Wind Maximo Ibarra. “Crediamo che l’infrastruttura debba essere unica. E la parità di accesso deve essere il principio su cui deve reggersi l’impalcatura. Quindi parità di accesso e governance siano trasparenti”. Secondo Ibarra l’investimento in fibra va fatto subito: “Un investimento graduale rischia di farci trovare in condizioni pericolose di arretratezza infrastrutturale rispetto ad altri Paesi in breve tempo. Dobbiamo guardare avanti considerando i prossimi 24 mesi”. Ibarra ha detto che “non escludiamo mix tecnologico sulla base delle condizioni territoriali. In alcune aree possono esserci compromessi infrastrutturali.
Ma la condizione essenziale è che ci sia garanzia regolatoria”. Ibarra caldeggia l’ipotesi della newco nazionale: “Bisogna dare a tutti gli operatori interessati la possibilità di partecipare al progetto. La questione – ha puntualizzato l’Ad di Wind – non è tanto quella della quota in capo a Telecom Italia, che potrebbe avere anche il 49%-51%, ma quella delle regole. Bisogna che la società della rete faccia gli interessi di tutti”. Wind da parte sua potrebbe scendere in campo “con risorse e asset in fibra: Wind-Infostrada ha tanti asseti in fibra. E in questo senso lo scorporo della rete Telecom è da considerarsi. Metroweb deve essere coinvolta e in ogni caso non è plausibile pensare che ci possa essere più di una rete: non è auspicabile la competizione infrastrutturale e quindi bisogna tendere verso l’obiettivo della rete unica”.
Sullo sviluppo della rete di nuova generazione “Metroweb ha un piano concreto, aperto alla concorrenza”, ha detto Paolo Bertoluzzo, ceo Vodafone Italia e Sud Europa. “Si tratta di un investimento di 2-3 miliardi di euro e c’è la disponibilità ad investire”. Per il progetto di rete di nuova generazione Vodafone crede “alla politica dei piccoli passi” sottolineando che “noi siamo pronti a investire, e anche ad accelerare”. Bisogna dunque puntare sulla concorrenza, la stessa concorrenza che “ha spinto investimenti e sviluppo nel mercato del mobile, dove quattro operatori in concorrenza hanno investito 4 miliardi di euro per le frequenze 4g e stanno realizzando le infrastrutture. Sul fisso questo è più difficile visto che c’èun monopolio naturale”.
Sullo scorporo della rete TI Bertoluzzo ha detto: “Lo scorporo sarebbe un bene ma è estramemente difficile valutarlo. Serve una task force per discutere le condizioni di realizzazione”.
Unica outsider Fastweb: “La domanda c’è oggi e Fastweb vuole andare avanti da sola con la propria rete in fibra”. Lo ha puntualizzato il general manager di Fastweb, Alberto Calcagno. “Il percorso tracciato da Fastweb prevede di portare la fibra nella prima città entro fine anno e di avviare i lavori in altri 16 centri nel 2013. Ad agosto – ha annunciato – renderemo la rete disponibile ai cittadini nel 50% del potenziale” che conta venti città.
Telecom Italia e Fastweb, proseguono – ha ricordato Calcagno – con il proprio piano di sviluppo nazionale di rete di nuova generazione. L’accordo si ferma alla condivisione delle infrastrutture passive tipo gli scavi.
Il presidente di Confindustria Digitale Stefano Parisi ha sottolineato che “deve esserci cooperazione per reti Ngn, gli investimenti devono convergere, se facciamo questo riusciamo a portare a casa risultati. Se lo facciamo ciascuno per conto proprio non va bene”.