“Nei prossimi anni l’abbandono della banda 700 Mhz segnerà per tutta l’industria televisiva italiana un cambio di modello, paragonabile al passaggio da analogico a digitale realizzato tra il 2006 e il 2012. L’effetto per spettatori ed editori televisivi sarà positivo, potendo sfruttare meno banda per i canali lineari broadcast, ma molta più banda per programmi broadband mobile, dei quali c’è forte domanda legata soprattutto a offerte televisive”. Lo ha detto Antonio Nicita, commissario Agcom, in occasione di un convegno organizzato a Roma dalla rivista Millecanali.
L’Italia può procrastinare questo passaggio al nuovo utilizzo della banda 700 Mhz al massimo fino al 2022. Tuttavia, i principali Paesi europei stanno già svolgendo le aste e completeranno lo switch tra il 2018 e il 2020. “Inserirsi nel trend europeo e cogliere le nuove occasioni di intrattenimento e di business è interesse anche degli utenti e dell’industria televisiva italiana – sostiene Nicita – Si tratta di predisporre tutte le misure normative e di politica industriale necessarie per un passaggio ordinato e rispettoso delle diverse tipologie di impresa, compresi gli eventuali indennizzi e le condizioni di accesso alle nuove opportunità trasmissive”.
“Partecipare alle nuove opportunità broadband da una parte, ottimizzare l’uso della banda broadcast dall’altra, sono diritti e doveri che riguardano tutti i comparti dell’impresa televisiva, pubblica e privata, nazionale e locale. In Europa – conclude Nicita – nessun servizio pubblico europeo occupa 5 Mux, nessun privato ne usa 3 o 4 per servizi criptati a pagamento, nessuna televisione locale occupa la stessa capacità trasmissiva che aveva in epoca analogica. C’è ampio margine per ottimizzare, anche riconoscendo che i modelli di business e di consumo non si cambiano da un giorno all’altro; ma, se non nascondiamo la testa sotto la sabbia, per non vedere il futuro che arriva, e se non pensiamo che solo le locali debbano ridurre gli utilizzi broadcast, abbiamo il tempo per fare le cose presto e bene”.