LA TV DEL FUTURO

Nicita: “Internet Tv, niente regole ex ante”

Il commissario Agcom: “Con il dispiegarsi di nuovi scenari il regolatore dovrebbe assumere un ruolo di attenta vigilanza. Senza però imporre misure regolamentari ex-ante che ad oggi potrebbero distorcere le dinamiche competitive nei mercati emergenti”

Pubblicato il 19 Gen 2015

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Netflix – o meglio, in generale le nuove internet tv – avranno un ruolo importante per guidare l’Italia verso le rete di nuova generazione. E compito del regolatore sarà accompagnare il fenomeno parando i rischi: “Vigilando senza fare regole ex ante”, anche sui rischi connessi ad accordi troppo esclusivi tra telco e content provider; ma Agcom dovrà anche capire, “a breve”, se siamo di fronte a un mercato distinto, quello della streaming internet tv, oppure si rientra nell’unico grande mercato della connected tv. Tutti dossier sul tavolo di Antonio Nicita, commissario Agcom.
Netflix con quasi 10 milioni di clienti nel mondo è un caso di successo a sé stante o un nuovo modello di televisione che rivoluzionerà regole e mercati tradizionali anche in Europa?
Difficile dirlo oggi. Probabilmente sono vere entrambe le cose, ma la possibilità di sviluppare un nuovo modello concorrenziale di tv online anche in Europa dipenderà molto dallo sviluppo infrastrutturale delle reti trasmissive da un lato e dall’accesso ai contenuti da parte di piattaforme trasmissive alternative dall’altro. Il modello di business di Netflix si è evoluto nel corso degli anni. Da grande cliente di consegne postali di Dvd, Netflix è divenuta una delle prime fonti di traffico Internet serale negli Stati Uniti. Netflix inoltre gode oggi di significativi accordi di esclusiva per alcuni contenuti con alcune delle principali case produttrici di film e di serie tv e ha iniziato la produzione in house di episodi di grande successo. Una delle novità più interessanti della streaming tv è il successo del cosiddetto “binge-watch”, per il quale gli spettatori acquistano in un unico momento o addirittura fruiscono di tutte le puntate. Se esteso a tutte le tipologie di contenuti, ciò comporterà che il modello della streaming tv annullerà le discusse finestre temporali, mettendo in discussione l’attuale catena del valore nell’industria audiovisiva e generando nuove spinte concorrenziali.
L’eventuale arrivo di Netflix in Italia determinerà cambiamenti nei sistemi di trasmissione, distribuzione e produzione contenuti online: il regolatore sta prendendo per tempo le misure?
Il mercato della distribuzione di contenuti online è caratterizzato da forte dinamicità competitiva all’interno del quale Netflix ricopre un ruolo significativo. È possibile che un eventuale ingresso di Netflix nel mercato italiano possa riscuotere successo tra gli utenti anche se molto dipenderà dalle strategie dei competitor e dalla reattività della domanda sia verso i contenuti trasmessi, sia verso la dotazione di tecnologie di rete e terminali capaci di fruire al meglio dei servizi offerti dai distributori di contenuti online. Laddove non siano riscontrabili problemi competitivi o fallimenti di mercato, il regolatore dovrebbe assumere un ruolo di attenta vigilanza senza imporre misure regolamentari ex-ante che ad oggi potrebbero distorcere le dinamiche competitive all’interno di mercati emergenti quali quelli della distribuzione di contenuti online. Uno dei temi centrali è legato alla definizione dei mercati rilevanti. Va cioè capito se siamo di fronte a un mercato distinto, o se la connected tv ingloba tutti i segmenti in un unico grande mercato. La risposta a tale quesito influenzerà vecchi e nuovi rimedi regolatori. È uno dei temi dei quali il regolatore dovrà certamente occuparsi a breve.
Che impatti prevede possano esserci sulla net neutrality da Netflix e dal boom dei servizi analoghi delle telco?
La net neutrality dovrebbe essere analizzata sotto diversi profili, in particolare sotto il punto di vista della reciprocità delle relazioni tra soggetti che forniscono contenuti, uso della rete, accesso ai sistemi operativi e l’interoperabilità dei terminali. Con riferimento al modello Netflix, l’esperienza Usa rivela effetti ambigui. Infatti, da un lato imprese come Netflix potrebbero essere minacciate da forme di discriminazione finalizzate ad estrarre parte della rendita in favore dei distributori. Dall’altro, come dimostra il recente accordo di Netflix con Comcast, può esistere un vantaggio del first mover caratterizzato dall’acquisto di grandi capacità e di meccanismi di prioritizzazione del traffico da parte di Netflix proprio per svantaggiare gli imitatori. Non è detto che società come Netflix non possano usare la discriminazione come un vantaggio competitivo per scoraggiare nuovi entranti.
Come affrontare questi rischi?
Il quadro regolamentare vigente già prevede che gli operatori di rete siano soggetti ad obblighi di non discriminazione dell’uso della rete. È difficile prevedere in concreto quali pratiche discriminatorie sull’uso della rete possano essere attuate dagli operatori, anche in considerazione del fatto che non tutte le pratiche discriminatorie sono di per sé anti competitive. Purtroppo l’attuale dibattito sulla neutralità delle rete ha finito per colorarsi di posizioni ideologiche. Il tema vero dal quale partire per inquadrare bene la net neutrality e le regole relative è dato da tre fattori: la governance di Internet, la libera contrattazione “verticale” nell’ecosistema Internet e l’accesso esclusivo ai dati profilati degli Internet users. Regole efficaci ed efficienti della non discriminazione sulla rete dipendono dalle soluzioni date a queste tre questioni.
Laddove Netflix sbarchi nel Paese attraverso accordi con un operatore Tlc quale scenario si prospetta per le telco e qual è la sua visione a riguardo?
La natura dell’accordo può modificare in modo significativo le valutazioni sui rischi e sulle chance per il settore delle Tlc. È evidente che l’ingresso degli Ott nel mercato italiano rappresenta un’importante chance per lo sviluppo di reti a banda ultra larga. Oggi la realizzazione delle reti ottiche è soggetta a una serie di fallimenti di mercato tra cui proprio il fatto che tali reti sono parte di mercati incompleti che dipendono molto dagli sviluppi presenti e futuri dei mercati dell’Ict e dei mercati dei contenuti online. Considerata la dinamicità competitiva dei mercati di distribuzione dei contenuti online, Netflix può rappresentare uno dei più importanti veicoli per alimentare la domanda di servizi a banda ultra larga, in particolare per la sua strategia di fornire contenuti ad altissima definizione. Personalmente, mi auguro tuttavia che più che Netflix sia il suo modello ad affermarsi con modalità concorrenziali e con spinta a produzioni nazionali indipendenti di contenuti. Invece i rischi per il mercato delle Tlc derivanti dall’ingresso di Netflix si potrebbero configurare se dall’accordo dovessero emergere profili di esclusività nei rapporti tra il fornitore di contenuti online e un eventuale operatore di rete.
Come difendere la net neutrality e la qualità dei video?
Nel lungo periodo, la migrazione dall’attuale tecnologia in rame alle reti ottiche di nuova generazione dovrebbe assicurare elevate velocità trasmissive, in grado di rendere del tutto superfluo il tema della qualità del traffico dati. Oggi, l’azione congiunta del piano strategico del Governo e della disciplina regolamentare di settore sono fortemente indirizzati a fornire incentivi agli investimenti in reti a banda ultra larga. Se tale piano dovesse raggiungere gli obiettivi prefissati, nel 2020 l’Italia dovrebbe trovarsi in una situazione capace di fornire condizioni di banda ultra larga all’avanguardia rispetto agli altri paesi europei.
Netflix, diritto d’autore, pirateria: quali sono i punti critici da risolvere in questa prospettiva?
Una delle più importanti lezioni della storia di Netflix è che essa ha saputo costruire nuovi modelli di business, sia nel caso dei dvd che nel caso della streaming tv, in segmenti di mercato tipicamente esposti ad una pervasiva offerta illegale di contenuti. Netflix saputo stimolare una domanda per l’offerta legale attraverso nuovi meccanismi di prezzo, di pacchetti e di qualità di contenuti. Nondimeno, resta il fatto che la pirateria, ovvero la violazione massiva – in termini di impatto economico – del diritto d’autore per i contenuti di qualità costituisca una delle principali minacce per lo sviluppo della streaming tv e per la connected tv: i punti più critici riguardano la capacità delle regolamentazioni nazionali di fronteggiare fenomeni di violazioni massive del diritto d’autore online che travalicano i confini nazionali e “spuntano” le armi disponibili a livello nazionale. Mi auguro per il futuro che si possano concentrare tutti gli sforzi sulle sole violazioni massive e organizzate del diritto d’autore in un quadro di forte cooperazione internazionale e di crescente attenzione all’analisi economica.

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