Connessioni a banda ultralarga assenti nelle scuole dei piccoli Comuni e tecnologie per la didattica non utilizzate per “trasformare” il modello di insegnamento. Questa è fotografia scattata dal report dell’Indire frutto dell’accordo tra I’agenzia del Miur e Anci per l’attuazione del Piano per l’istruzione rivolto alle aree rurali e montane del Paese.
Le connessioni in banda larga
Secondo il report l’88,5% dei comuni ha una connessione tradizionale, il 58% è coperto dalle reti mobili, 28% dalla fibra ottica e il 26% da wireless a banda larga Fibra ottica e wireless a banda larga sembrano meno diffuse al Sud. Circa le scuole, solo l’1,8% asserisce di non avere nessuna connessione, il 67,1% ha una connessione tradizionale, il 36,5% è dotato di wireless a banda larga. I plessi sembrano aver difficoltà ad essere raggiunti dalla fibra ottica, solo il 5,9% dichiara di aver attivato questa tecnologia. Tuttavia il 44,7% risponde di considerare la sua dotazione tecnologica sufficiente e il 33,3% buona (dunque il 78% delle scuole dà un giudizio positivo sulla propria dotazione tecnologica). Al Sud emerge una situazione più critica: la percentuale di scuole che ritengono di avere una buona dotazione tecnologica è del 21, 8% contro il 38% del Centro e il 38,6% del Centro e il 42% del Nord; e più alta è la percentuale di scuole che la considera carente: 24, 3% al Sud contro il 13,6% al Centro e il 12,5% al Nord.
Secondo gli esperti dell’Indire però nonostante le scuole si dichiarino perlopiù soddisfatte della loro dotazione tecnologica, le connessioni a banda larga appaiono ancora non sufficientemente diffuse nei piccoli Comuni. “Un loro potenziamento potrebbe verosimilmente dare un aiuto sia sul fronte servizi, sia su quello didattico”, si legge nel report.
La dotazione tecnologica
Il 79% delle scuole considera la tecnologia ben integrata e funzionale alla didattica. Circa il suo impiego, spicca col 93% il supporto alla didattica tradizionale, che fa presumere un utilizzo volto ad arricchire e non a trasformare il modello didattico tradizionale. Il 67% dichiara di utilizzare la tecnologia per accedere a Cdd: “ciò potrebbe rientrare nell’arricchimento della didattica tradizionale, ma anche far presumere approcci innovativi”, spiega lo studio.
Segue col 38,7% l’utilizzo per promuovere una didattica collaborativa gestendo gruppi di lavoro (con alunni di fasce di età diverse e/o di classi differenti e/o di scuole diverse). Un 21,4% delle scuole dichiara di utilizzarla per un approccio didattico “flipped” per ribaltare la lezione tradizionale, rivedendo i momenti di studio e confronto tra casa e scuola) e un 12,1% per consentire l’accesso alla didattica e il recupero a studenti che sono impossibilitati alla frequenza, anche temporaneamente per motivi di salute, di vincoli climatici, trasferimenti ecc.).
Solo il 5,5% delle scuole dichiara di svolgere didattica a distanza, prevalentemente per progetti di gemellaggio fra scuole (75%) e per lavorare con studenti di altri plessi del medesimo istituto (66,7%). Gli insegnamenti che maggiormente fanno ricorso a questa modalità didattica risultano essere quelli di matematica, italiano e lingue. Il grafico sulle competenze Ict degli insegnanti sembra suggerire un bisogno formativo per una significativa parte del corpo docente delle piccole scuole.
“La questione legata alle tecnologie è piuttosto complessa – evidenzia Indire – Come abbiamo visto sono sicuramente da potenziare i collegamenti a banda larga, ma le scuole in larga parte (78%) si dichiarano soddisfatte della propria dotazione tecnologica e considerano la tecnologia ben integrata e funzionale alla didattica. Tuttavia, ben il 93% utilizza le tecnologie digitali come supporto alla didattica tradizionale, ciò fa presumere un utilizzo volto ad arricchire e non a trasformare il modello didattico tradizionale. Questo utilizzo “tradizionale” dei “nuovi” media potrebbe essere dovuto ad un corpo docente di ruolo che ha ancora in larga parte necessità di una formazione metodologica sull’utilizzo del digitale. Anche il grado di soddisfazione dichiarato potrebbe essere ricondotto, più che ad una reale “qualità”, alla funzionalità rispetto all’uso, molto limitato, che ne viene fatto”.