“Niente fondi per la banda? Serve un mea culpa”

Il presidente di Between François De Brabant lancia un appello alla filiera dell’Ict: “Da soli non si va da nessuna parte. È ora di compattarsi per convincere gli stakeholder”

Pubblicato il 25 Set 2009

Un’Agenda dei lavori di qui ai prossimi dodici mesi. Un documento
programmatico che consenta di mettere non solo nero su bianco la
roadmap dell’innovazione Paese, ma soprattutto di andare avanti
con idee e progetti chiari, definiti e strutturati.
François de Brabant, presidente di Between, non
ha dubbi sulla necessità del “passare all’azione”. E
soprattutto di “dare alla banda (quella larga, s’intende!) un
direttore d’orchestra”. È su questi propositi che fa leva la
due giorni di Capri, in programma per l’8 e il 9 ottobre
prossimo.

Presidente, qual è lo stato dei fatti?
Il titolo che abbiamo voluto dare all’evento, ossia “La banda
tra l’uovo e la gallina” è sintomatico dell’impasse che sta
vivendo l’Italia. Ma dall’impasse si può e si deve uscire.
Piangersi addosso è inutile quanto controproducente. Anche perché
abbiamo tutti gli strumenti, in termini di capacità tecnologica e
di risorse umane, per far decollare finalmente il matrimonio
Italia-Ict.

Cos’è che non sta funzionando?
Abbiamo una certezza: andare avanti da soli non paga. È necessario
compattare la filiera e definire messaggi chiari. Spesso ci si
chiede come mai non arrivano i soldi per la banda larga laddove
altri comparti industriali vengono sostenuti. Ebbene, la colpa è
anche un po’ nostra. Per convincere gli stakeholder che la banda
larga, e più in generale l’innovazione, è strategica per la
crescita e lo sviluppo del Paese servono proposte chiare,
un’agenda precisa. L’industria dell’Ict non si è ancora
compattata e ciò ha inevitabilmente generato confusione e scarsa
coesione di intenti. Insomma non siamo riusciti a essere
“carismatici”. E non siamo riusciti a fare massa critica.

Nonostante tutto lei si dice ottimista…
Certamente. Per più di una ragione. Intanto la due giorni di Capri
servirà a far incontrare fra loro i massimi rappresentanti del
settore in una location niente affatto casuale: l’isola permette
una full immersion reale nelle questioni che bisogna affrontare.
Come dire, non si possono prendere altri impegni vista la distanza
dalla terra ferma. Ma soprattutto questo è un anno molto
importante per definire le tappe prossime venture: nei mesi scorsi
si è assistito al completo ricambio generazionale in seno alle
associazioni rappresentative dell’Ict nazionale. Pileri,
Angelucci e Parisi (rispettivamente ai vertici di Confindustria
Servizi Innovativi e Tecnologici, Assinform e Asstel, ndr) saranno
in carica per quattro anni, un tempo enorme in un contesto, quello
dell’Ict, che corre veloce. Tutti e tre saranno a Capri. A loro
chiederemo di illustrarci il da farsi.

Su cosa bisogna agire concretamente?
Le leve di sviluppo sono quattro: piccole e medie imprese,
consumer, e-government e regioni. Qui si annida il futuro, qui si
determina il grado di competizione del sistema Paese. E la partita
si gioca tutta sul fronte delle infrastrutture e dei servizi,
quelli di nuova generazione, tenendo conto dei profondi cambiamenti
in materia di business model che stanno rivoluzionando le strategie
delle aziende di telecomunicazioni a livello mondiale.

Ma ce la farà l’Italia ad affrontare tutte le
sfide?

Dipenderà molto da noi: bisogna lavorare più compatti su
tematiche comuni con più costanza e continuità. È il cemento,
che ha “inventato” gli architetti. Ora la tecnologia si inventi
l’innovazione.

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