Nokia prende il pieno controllo di Nokia Siemens Networks, la jv detenuta per il 50% da Siemens. L’operazione da 1,7 miliardi di euro è già stata approvata dai rispettivi Cda e sarà soggetta all’approvazione da parte delle Authority di mercato. Il closing è previsto nel corso del terzo trimestre del 2013. La jv tra i due gruppi era stata formata nel 2007 e, lo scorso aprile, era stato annunciato il raggiungimento di un’intesa per il suo scioglimento.
Nokia fa sapere in una nota che Nsn manterrà il suo quartiere generale a Espo in Finlandia e manderà avanti il suo piano di ristrutturazione, che prevede la chiusura di 16 siti in Germania e il taglio di mille posti di lavoro. Il pagamento avverrà per 1,2 miliardi in contanti e per la parte restante grazie a un prestito garantito dalla stessa Siemens. Il mercato premia questa decisione, facendo schizzare a +1,0% il titolo del gruppo finlandese e a +2% quello del gruppo tedesco.
In una lettera inviata ai dipendenti di Nsn, il ceo di Nokia Stephne Elop spiega che le attività della società non verranno integrate con altre operazioni di business del gruppo Nokia. “La struttura di governance – puntualizza Elop – rimarrà quella attuale con Jesper Ovesen come presidente esecutivo e Rajeev Suri come ceo. Jesper continuerà a riferire a me e Rajeev al board di Nokia Siemens Networks”. Con il cambio di proprietà verrà “eliminato gradualmente il nome di Siemens”.
Ma secondo gli analisti gli effetti dell’operazione non saranno di facile gestione. Nei bilanci di Nsn – nel primo trimestre dell’anno la società ha registrato un profitto di poco inferiore a 200 milioni – stanno le potenziali gioie e dolori per i finlandesi. Da una parte, sottolineano gli analisti, Nokia avrà il pieno controllo del suo business migliore (quello della banda larga), mentre quello dei telefonini stenta a tornare in linea di galleggiamento. Tanto che nel primo trimestre dell’anno i ricavi del gruppo finlandese hanno fatto segnare i livelli minimi da 13 anni e a gennaio – per la prima volta in quasi un secolo e mezzo – non ha dato il dividendo. Ma questo periodo difficile si è già fatto sentire sui conti: la cassa disponibile era di 4,5 miliardi alla fine di marzo, ma dovrebbe essere scesa tra 3,7 e 4,2 miliardi alla fine di giugno. Alla chiusura dell’acquisizione, con il relativo esborso, quel cuscinetto di liquidità rischia di dimezzarsi e assottigliare i margini di manovra per una società considera ‘junk’ – spazzatura – dalle principali agenzie di rating.