IL CASO

Nomine Agcom, il Pd teme un Pdl “pigliatutto”

Il senatore democratico Zanda lancia l’allarme: “La nuova normativa sulle nomine rischia di favorire i candidati del partito di maggioranza relativa”. Il partito di Bersani chiede di modificare le regole

Pubblicato il 19 Apr 2012

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Sulle nomine Agcom il Pd teme che il Pdl si prenda tutto. A scriverlo La Stampa, sottolineando come il timore nasca dalle nuove norme, contenute nel decreto Salva Italia, che fanno scendere da nove a cinque il numero dei commissari sotto l’egida di un presidente di nomina governativa.

La vigente normativa – ricorda il quotidiano torinese – prevede un meccanismo di elezione in base al quale ciascun senatore e deputato esprime il voto indicando due nominativi, una per la commissione infrastrutture e reti, l’altro per quella servizi e prodotti.

Secondo Luigi Zanda, senatore Pd, “la nuova norma rischia di non garantire pluralità nelle due sottocommissioni”, dato che un gruppo parlamentare a maggioranza relativa potrebbe riuscire ad eleggere a maggioranza semplice due membri nella stessa commissione.

Come sciogliere il nodo? “Sarebbe sufficiente – spiega Zanda – trovare un accordo tra forze politiche” che, però, secondo il partito di Bersani, sarebbe di difficile attuazione dato che si tratta di Tv, materia su cui il Pdl è “sensibile”.

L’unica garanzia – dice ancora il senatore democratico- sarebbe cambiare la legge, “ tanto che la precedente normativa sulle nomine prevedeva un meccanismo che impediva che uno dei due schieramenti politici facesse l’en plein”

Il Pd chiede dunque una riformulazione delle normativa vigente, soprattutto in vista del confronto parlamentare sulle nomine e dell’organizzazione della gara per le frequenze di cui si dovrà occupare proprio la “nuova “ Agcom.

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