Novari (3Italia): “L’Italia ha bisogno di colmare il digital divide”

Cosa segna il barometro dell’Ict italiano in questo inizio del 2010? Siamo andati a sentire i pareri dei maggiori top manager delle aziende del settore. L’Ad di 3 Italia: “Serve far ripartire i consumi delle famiglie con un prelievo fiscale ad hoc”

Pubblicato il 27 Gen 2010

La produzione è tornata a crescere, le Borse sono ripartite,
l’elettroencefalogramma dei consumi non è piatto. Insomma,
qualche schiarita dopo la tempesta perfetta che ha colpito
l’economia globale negli ultimi 24 mesi c’è stata. Quello che
non si può fare, però, è uscire dalla crisi come se nulla fosse
accaduto. Soprattutto perché se l’Italia uscisse dalla crisi
crescendo ai ritmi pre-recessione, ci vorrebbero lustri solo per
tornare agli stessi livelli di benessere, né possiamo
accontentarci del fatto che il 2010 sarà migliore del 2009 perché
il 2009 è stato  un annus horribilis. Peraltro ho la sensazione
che, quanto meno in Italia, ma forse anche altrove, ci sia uno
scostamento significativo tra la fotografia che i media fanno delle
condizioni economiche generali e la realtà vissuta dal cd. “uomo
della strada”, nel senso che la realtà è spesso migliore della
fotografia che ne fanno i media.

Per quello che riguarda l’Ict, mi sembra di poter dire che il
comparto abbia tenuto a anche a livello globale. Per noi di 3
Italia il 2009 è stato un anno di svolta perché ci ha permesso di
invertire un trend difficile per noi, perché gli investimenti e le
scelte strategiche fatte 5-6 anni fa stanno producendo ora i loro
frutti.  Certo, la scommessa non è stata vinta completamente, ma
se non si verificano altri imprevisti , il 2010 potrebbe regalarci
soddisfazioni anche maggiori di quelle del 2009. Per quello che
riguarda in generale la banda larghissima, continuo a pensare che
in questo momento non ci siano le risorse necessarie per accelerare
su questo capitolo.
 Registro che è passato quasi un anno da quando il piano Caio è
stato consegnato, nel marzo del 2009,  al governo e le discussioni
su come realizzare questo progetto – che era e resta fondamentale
per il Paese – non sono ancora finite. Così si è forse persa la
possibilità di chiudere il digital divide che affligge diverse
zone del paese con una infrastruttura mobile a 2 MBps, così come
abbiamo suggerito un anno fa. I segnali di ripresa ci sono, ma ci
sono ambiti in cui la crisi non ha ancora finito di mordere, come
sul fronte dell’occupazione. La via d’uscita però non può
essere trovata nell’irrigidimento della legislazione di
protezione dell’impiego, mentre occorre mettere mano ad una
riforma del welfare che renda la mobilità fra impieghi meno
complicata.

Continuo a pensare che le risorse, non molte purtroppo, che possono
venire dai tagli di aliquote fiscali sul reddito, coperti da
riduzioni di spesa, andrebbero utilizzate per indurre le famiglie a
consumare di più. Le imprese devono imparare a produrre meglio e
non necessariamente di più, vista l’attuale situazione di
ipercapacità produttiva. È dai consumi che riparte un’economia
in recessione, non dagli investimenti. Credo molto ad un New Deal
“verde” che punti alla riconversione dell’edilizia, della
produzione di energia e dei trasporti nel segno della
ecosostenibilità.  Bisogno introdurre delle asimmetrie per
agevolare chi si riconverte alla green economy e drenare risorse a
chi produce ancora secondo i vecchi schemi ecoincompatibili.
Per Bankitalia c’è 1 milione e mezzo di lavoratori dipendenti e
parasubordinati che non hanno diritto ad alcun sostegno in caso di
licenziamento. Questo è inaccettabile, soprattutto nella misura in
cui dipende dal conservatorismo di quelle forze sindacali che
tutelano in tutto i pochi e in nulla i molti.

Oltre al Green New Deal di cui sopra, ci sono opportunità da
cogliere nell’economia dei servizi alla persona, le donne devono
poter tornare al lavoro dopo la nascita dei figli al pari di quello
che accade nel resto d’Europa, la scuola e l’università devono
mettersi a produrre i cervelli di domani rispettando gli standard
dei paesi all’avanguardia, la giustizia deve essere riformata per
non togliere le certezze del diritto alle imprese e ai cittadini
che producono. Per quello che riguarda il settore dei media
elettronici, la priorità per il 2010 è quella di trovare il modo
di contemperare la produzione, il consumo e la remunerazione dei
contenuti digitali. Mi consola pensare che a questo si dedicheranno
forse i migliori cervelli del pianeta.
La politica può fare molto per aiutare la ripresa, facendo
ripartire i consumi con un prelievo fiscale pensato a questo scopo,
dando vita a quelle riforme della pubblica amministrazione che i
cittadini vogliono, vigilando sulle banche per attenuare la stretta
del credito sulle imprese e in particolare su quelle piccole e
medie.

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