Una buona notizia degli ultimi giorni del governo Monti è stata l’avvio delle gare online per l’acquisto degli apparati e dei servizi previsti dall’Agenda digitale per il prossimo anno, 5,5 miliardi di euro di valore nel 2013. Parto da questo dato per indicare la prima delle linee strategiche a mio avviso prioritarie per il prossimo governo: rispettare il ruolino di marcia della digitalizzazione del Paese, chiudendo lo spread di banda larga che tuttora svantaggia l’Italia su un fronte decisivo per la crescita e per la società civile. Ma naturalmente l’Agenda digitale è, appunto, solo la prima delle strategie da sviluppare in una legislatura cruciale come quella che si aprirà.
La scommessa di tutti i Paesi dell’eurozona è quella di riuscire a coniugare il rigore nella finanza pubblica – e l’Italia, con 2000 miliardi di euro di debito pubblico ne ha bisogno più di tutti – con la ripresa della crescita economica, dell’occupazione e dei consumi. In questo senso, le vere priorità sono ridare potere d’aquisto ai salari, liberalizzare i settori ancora monopolistici sbarrati, sburocratizzare la pubblica amministrazione e semplificare la vita delle imprese. Il tutto riattivando un programma di investimenti infrastrutturali strategici, in particolare nelle reti; dalla Ngn alla smart-grid. Dove reperire le risorse necessarie per tutto questo? Sicuramente impiegandovi il ricavato della lotta all’evasione fiscale. Ma anche e forse soprattutto, cercandole nei meandri della spesa pubblica improduttiva che va debellata e reindirizzata verso finalità produttive.