La crescita del Paese passa necessariamente dalle imprese. Sono il motore dell’economia perché trasformano i loro investimenti in salari, contributi previdenziali e assistenziali, reddito imponibile e consumi. Oggi, però, imprese e lavoratori subiscono una pressione fiscale troppo elevata. Per stimolare le aziende e riavviare l’economia, una soluzione potrebbe essere quella di ridurre l’imposta sui redditi societari (Ires) e, soprattutto, dimezzare il cuneo fiscale. I benefici andrebbero suddivisi tra imprese e lavoratori, in modo da favorire allo stesso tempo gli investimenti, le assunzioni e i consumi e quindi la crescita del Pil. Le risorse per attuare simili provvedimenti possono essere recuperate da una serie di misure: ad esempio, attraverso la tassazione strutturale dei grandi patrimoni e la lotta all’evasione fiscale.
Occorre incentivare il sano conflitto di interessi tra chi evade le tasse e chi le tasse le paga, garantendo la detraibilità del 50% dell’Iva sulle spese sostenute e documentate. In questo senso, è apprezzabile la proposta del ministro Passera contenuta nel decreto Digitalia volto a favorire l’introduzione di strumenti digitali e tecnologie mobili per i pagamenti, agevolando così la tracciabilità delle transazioni. Altre risorse potranno essere ricavate dal taglio della spesa pubblica improduttiva, per esempio per l’acquisto di beni e servizi attraverso l’e-procurement, che oggi viene impiegato per circa 40 dei 120 miliardi di euro cui ammonta e che, in base ai dati Consip, permette un risparmio di circa il 10%. E poi occorre una ulteriore ondata di sburocratizzazione: aprire una piccola impresa in Italia è ancora troppo difficile e costoso.
Tra le cause della poca competitività dell’Italia ci sono carenze strutturali e lentezze burocratiche. Questa situazione rende prioritarie questioni come l’Agenda Digitale, la banda larga e la riduzione del digital divide. Una rete sviluppata permette di snellire la burocrazia, attraverso la digitalizzazione della PA, cioè di tutte le comunicazioni tra Stato e imprese e tra Stato e cittadini. Il compito della PA diventerebbe quello di controllo ex-post, affidandosi all’autocertificazione di imprese e privati con notevole risparmio di tempo e risorse. Per fare questo è necessario disporre di infrastrutture adeguate; diventa prioritario realizzare una rete in fibra ottica end-to-end, attribuendo la titolarità allo Stato. Penso ad un modello in cui lo Stato è titolare dell’asset della rete e le imprese private sono chiamate a competere nell’erogazione dei servizi. Parallelamente la riduzione delle tasse deve favorire soprattutto le aziende che investono in innovazione, occupazione e digitalizzazione, perché è da questi tre punti che passano crescita e competitività.