IL CASO

Il pasticciaccio della number portability: si defila la Lega, accorre il Pd

Sulla sospensione della portabilità per la durata dell’emergenza Covid-19 Massimo Capitanio del Carroccio frena: “Possibile un compromesso”. Ma il Pd arriva in soccorso dell’iniziativa M5S. D’Arienzo: “Puntiamo a evitare il rischio di ulteriori contagi”

Pubblicato il 01 Apr 2020

montecitorio

Scricchiola già la convergenza tra Lega e Movimento 5 stelle sull’emendamento al decreto Cura Italia che prevede il blocco della portabilità delle linee durante la fese d’emergenza dovuta al coronavirus. Ma se da una parte la Lega sembra disponibile a rivedere al propria posizione, dall’altra il Pd lascia intendere di condividere lo spirito dell’emendamento. 

Ma andiamo per ordine: a firmare i due primi emendamenti all’articolo 82 del Cura Italia erano stati i senatori del Movimento 5 Stelle Coltorti, Di Girolamo, Ricciardi, Lupo e Fede insieme al gruppo della Lega al Senato, con Matteo Salvini primo firmatario: nei due documenti si chiede al governo di “vietare alle imprese che svolgono attività di fornitura di reti e servizi Tlc la realizzazione di campagne commerciali straordinarie di contrattazione di servizi di comunicazioni elettroniche che richiedano la portabilità del numero, qualora ciò implichi la necessità degli utenti di recarsi presso i centri di attenzione al pubblico, ovvero qualora ciò comporti l’intervento fisico di tecnici per mantenere la continuità del servizio in fase di migrazione tra operatori diversi”. Prevista dagli emendamenti anche la sospensione di “tutte le operazioni di portabilità di numeri fissi e mobili nonché la generazione di nuovi numeri, che non siano in corso, salvo nel caso sia necessario l’attivazione di nuove connessioni”.

E’ di oggi però il parziale passo indietro prospettato dalla Lega, per voce  di Massimo Capitanio, che siede in commissione Trasporti, Poste e telecomunicazioni della Camera. ”Sullo stop alla portabilità dei numeri di telefonia fissa e mobile è possibile un compromesso che tuteli sia la libera concorrenza, e quindi i consumatori, sia i tecnici che in queste settimane hanno il diritto di stare a casa non dovendo svolgere interventi strettamente indispensabili – afferma – Come già espresso da diverse sigle sindacali, ma anche da alcune associazioni di consumatori, ora è necessario bloccare il cambio di operatore telefonico perché questo comporta spesso l’intervento in casa o in strada di personale specializzato. Questo periodo di stop va, naturalmente, contenuto in poche settimane e con date certe. Nel frattempo, gli operatori si facciano concorrenza sull’offerta di giga: gli utenti hanno il diritto di sapere che non pagheranno tariffe extrasoglia se effettivamente impegnati in attività di e-learning o di smart working o di assistenza sociosanitaria. Anche in questo caso è possibile essere vicini agli italiani senza mettere a rischio la tenuta della rete”.

Dal Pd intanto arriva sostegno all’iniziativa: a firmare l’emendamento del M5S è infatti il capogruppo dei democratici in commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni del Senato, Vincenzo D’Arienzo, che annuncia il sostegno dell’intero gruppo Pd. “Lo scopo – spiega il senatore – è evitare che si vada nei negozi di telefonia, ci siano assembramenti e si rischino ulteriori contagi. Nonostante i divieti infatti decine di persone si rivolgono ai negozi per operazioni di cui in questo periodo si può fare a meno. Molte operazioni si possono fare anche via internet e ci siamo chiesti come mai questi negozi siano ancora aperti”.

Tra le voci contrarie all’emendamento si è aggiunta oggi quella dell’Aiip, l’associazione italiana degli Internet provider, secondo cui “la proposta costituisce una formidabile opportunità di strumentalizzare la contingente situazione per fini anticompetitivi”. Per l’Aiip la proposta è “paradossale perché mentre l’art. 82 del decreto Cura Italia vuole tutelare i clienti finali, l’emendamento è palesemente in danno dei medesimi: limitare la possibilità di cambiare fornitore significa impedire al cliente di poter scegliere un servizio qualitativamente superiore proprio ora che ne ha particolare necessità, o impedire al cliente di valersi di un servizio analogo ma a condizioni economiche più vantaggiose, proprio ora che c’è una situazione di generalizzata contrazione delle disponibilità economiche sia per le famiglie che per le imprese”. “Sia le migrazioni, sia larga parte delle portabilità non richiedono alcun intervento presso il cliente né la sua presenza in centri di attivazione pubblica – prosegue il comunicato – così quantomeno le portabilità di rete fissa, a differenza di quanto avviene per la rete mobile in assenza di Sim virtuale”. “In ogni caso – conclude Aiip – le eventuali attività che richiedano la presenza fisica del tecnico presso il cliente (o del cliente in un centro di attivazione pubblica, condizione infrequente per quanto riguarda la rete fissa), rientrano tra quelle che devono rimanere sempre consentite,  sia pure con le dovute precauzioni, per garantire al pubblico i servizi di comunicazione elettronica la cui centralità ed essenzialità per il sistema paese è esasperata dalla situazione emergenziale causata dal Corona Virus”.

Contrarie alla sospensione della portabilità sono anche le associazioni dei consumatori, secondo cui le attività di portabilità tra operatori mobili sono realizzabili interamente online senza intervento di tecnici, così come la maggior parte delle migrazioni di linea fissa. In una lettera ai ministri Patuanelli e D’Incà, al sottosegretario al Mise Liuzzi e all’Agcom, Altroconsumo parla di una “indegna strumentalizzazione della pandemia per attuare misure anticompetitive a danno dei consumatori, che limita il diritto dei cittadini ad accedere a un servizio essenziale alle migliori condizioni offerte dal mercato, vieppiù in una fase di forzata contrazione delle entrate familiari”.

“Non c’è correlazione tra il virus e la portabilità del numero – aggiunge Rosario Trefiletti, presidente del Centro Consumatori Italia – Mantenendo lo status quo si favorisce chi ha più clienti, e non la concorrenza o l’efficienza massima delle reti”.

Apprezzamento per la proposta di modifica del decreto Cura Italia viene invece dai sindacati, come confermano il segretario generale della Uilcom Uil Salvo Ugliarolo  e Giorgio Serao della segreteria nazionale Fistel Cisl.

Tra gli operatori che hanno reso publica la propria contrarietà all’emendamento c’è Fastweb, con l’Ad Alberto Calcagno che ha scritto ad Agcom puntualizzando come la proposta non contribuisca “in alcun modo alla salvaguardia dei lavoratori e dei clienti, poiché né le attività di cambio operatore per la rete mobile né quelle per la rete fissa – al netto di poche eccezioni – necessitano di intervento di un tecnico in casa”. Se si arrivasse al blocco della portabilità inoltre secondo Fastweb si creerebbe una situazione “in netto contrasto con le aumentate esigenze di connessione alla rete, dato che la quasi totalità delle migrazioni richieste in questi giorni derivano dalla necessità delle famiglie e delle imprese di procurarsi una connettività migliore per svolgere, al meglio, attività imprescindibili come quella lavorativa e quella scolastica”.

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