Le aziende hanno capito che senza connessione non ci sono dati e senza dati non c’è intelligenza. Il codice informatore della digital transformation, sempre e comunque, rimane la qualità, la flessibilità e la sicurezza dei servizi di rete che continuano ad evolvere e a crescere, spingendo i provider a una rivisitazione profonda dei propri modelli di business. Il mantra della velocità e dell’efficienza perseguita dalle imprese che sposano il cambiamento digitale non è solo una richiesta che va soddisfatta a livello di infrastrutture e servizi. La realizzazione di sistemi di rete altamente funzionali, capaci di garantire al territorio una copertura capillare, presuppone un ripensamento dei ruoli e delle funzioni.
Networking 4.0: servono nuove vision e nuovi modelli
Il problema è il quadro generale delle infrastrutture che costituiscono la backbone della digital transformation. La crescita addizionale di sistemi di rete appartenenti a diversi provider, infatti, sta rivelando i propri limiti. Soprattutto in un Paese come il nostro, distribuito e variegato, la parcellizzazione delle infrastrutture di rete ha reso evidente come la competizione non stia giocando a favore né del produttore né dell’utente: oggi sono poche le Telco profittevoli, che hanno un mercato e sono in grado di guidare lo sviluppo. Ciò che serve al sistema Paese è una governance coordinata, investimenti congiunti e logiche più virtuose, con un dispendio di energie e di risorse economiche più razionali e sussidiate da investimenti statali mirati. A questo proposito esistono diverse chiavi di rilettura: si parla di costruire una Rete Unica, dello scorporo delle reti e dei monopoli fino ad arrivare a soluzioni più suggestive, come l’ipotesi di una federazione delle infrastrutture esistenti. Dal punto di vista tecnologico la sfida per chi, come noi, ha costruito il core business sui sistemi di rete, sarà la capacità di valorizzare competenze e servizi.
Sviluppo tecnologico e convergenza tra Telco e OTT
Retelit ha tre asset strategici: fibra distribuita su tutto il territorio italiano, diversi data center in tutte le principali città oltre a far parte di un consorzio internazionale che gestisce un cavo sottomarino di 25mila km tra il Mediterraneo e l’Estremo Oriente. Tra le iniziative più innovative, abbiamo introdotto tecnologie SDN (Software Defined Network) e soluzioni di Intelligenza Artificiale per abilitare capacità di configurazione e di autoconfigurazione adattive delle nostre reti, introducendo un’intelligenza dinamica e predittiva. La sensoristica legata alla IoT e alla mobility sta generando una mole di dati che ci garantiscono tante nuove informazioni utili per ottimizzare le prestazioni ma anche per diversificare i servizi erogati agli utenti. Al momento, come gestori di rete, ci limitiamo a trasferire questi dati ad altri operatori come, ad esempio, le banche, gli OTT, Google o Apple e così via. La prospettiva è che, invece di trasferirli a chi ne fa un uso commerciale profittevole, potremo reinventarci e scendere direttamente sul campo, in quanto player più vicini al dato. La latenza, infatti, non è una banalità: come gestori del servizio di rete abbiamo un presidio di prossimità che ci garantisce il dato più fresco, il che ci consentirà di fare la differenza, proponendoci come Data Net-Service Provider. La business disruption delle Telco è alle porte.