Il governo dell’India chiede alle aziende delle telecomunicazioni di versare 920 miliardi di rupie (13 miliardi di dollari) di licenze arretrate per lo spettro mobile: una stangata che si abbatterà soprattutto sugli operatori locali Vodafone Idea e Bharti Airtel.
La Corte suprema indiana ha infatti confermato la richiesta del governo di esigere dagli operatori mobili di sborsare subito la maggior parte della cifra che quantifica, secondo Nuova Delhi, i diritti per le concessioni delle frequenze che le telco non hanno versato.
Per l’associazione di settore Coai (Cellular operators association of India) la decisione rischia di innescare una “crisi senza precedenti” nel settore delle telecomunicazioni, già pesantemente indebitato: in una lettera inviata al ministro indiano delle telecomunicazioni Coai ha espresso il proprio allarme e chiesto al governo di rivedere la sua richiesta e concedere una moratoria, estendendo i tempi di pagamento nell’arco di due anni, dal 2020 al 2022.
Vodafone, business a rischio
Gli operatori telecom in India pagano al ministero delle telecomunicazioni (Department of telecommunications) circa il 3-5% delo loro adjusted gross revenue (Agr) per l’uso delle frequenze mobili e l’8% dell’Agr per le licenze sullo spettro. Il problema sul calcolo della cifra dovuta si deve a un annoso braccio di ferro tra il ministero e gli operatori mobili sulla definizione dell’Agr: per le telco va calcolato solo sui guadagni dai servizi corre, per il governo deve includere il totale delle entrate. Di qui la cifra-record richiesta ora da Nuova Delhi.
Secondo gli analisti, l’impatto del pagamento al governo indiano è enorme: Rusmik Oza di Kotak Securities ha dichiarato a Reuters che Vodafone Idea rischia la bancarotta se dovrà versare subito la cifra arretrata. L’operatore (di cui la telco britannica possiede il 45,1%) ha un debito di 14 miliardi di dollari nello scorso anno fiscale e, in un comunicato del 25 ottobre, ha fatto sapere di aver chiesto al governo indiano una soluzione di compromesso, per esempio una riduzione su interessi e more.
Da parte sua Bharti Airtel ha rinviato la presentazione dei dati del trimestre che si è chiuso a settembre: la pubblicazione del report prevista il 29 ottobre è stata spostata al 14 novembre per tenere conto dell’impatto della decisione della Corte Suprema. L’operatore ha chiesto al ministero delle telecomunicazioni di chiarire qual è la cifra che deve pagare subito e ha aperto un tavolo per cercare un accordo col governo che mitighi “gli esiti avversi” della decisione della corte.
Catastrofe per l’industria Tlc
La lobby industriale Coai ha spiegato nella sua lettera al ministro indiano delle telecomunicazioni che la stangata di 13 miliardi di dollari mette a rischio i pagamenti annuali che Bharti e Vodafone Idea regolamente versano allo Stato (600 milioni di rupie o 8,5 miliardi di dollari) e minaccia la loro capacità di continuare a ridurre il debito.
In generale, si profila una catastrofe per tutte le aziende delle Tlc, che saranno costrette a tagliare sugli investimenti e a licenziare. “L’impatto di questa crisi potrebbe aggravare la pressione sull’industria e rivelarsi catastrofica per il paese”, afferma Coai. “Tutta la supply chain sarebbe sconvolta”. Secondo Coai, l’industria Tlc indiana ha un debito complessivo di 4 trilioni di rupie.
Bharti e Vodafone si sono allineate alle opinioni espresse da Coai, mentre la loro rivale Jio (di proprietà di Reliance Industries), pur facendo parte della lobby, si è dissociata dalla lettera al ministro affermando che non rappresenta il punto di vista dell’industria.
Nuovo consolidamento in vista
Bharti e Vodafone sono i player dominanti in India ma sul mercato sta crescendo il nuovo entrante Jio. L’operatore (di proprietà di Reliance Industries) è meno impattata dalla decisione della Corte suprema perché deve versare al governo solo l’equivalente di 2 milioni di dollari.
Il mercato telecom indiano ha vissuto un’intensa fase di consolidamento negli ultimi dieci anni che ha ridottto i player da dieci a quattro: Bharti, Vodafone, Jio e il gruppo statale nato dalla fusione di Bharat Sanchar Nigam e Mahanagar Telephone Nigam. Secondo gli analisti, però, la decisione del governo di farsi rimborsare subito i diritti non versati sullo spettro innescherà una nuova ondata di merger che lascerà attivi sul mercato solo due operatori, Bharti e Jio.